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Unknow Author, Nocturne - 30.727 bytes

Unknow Author
Nocturne

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Vorlando
Capitolo 4

Valdus stava ormai ultimando i preparativi e prevedeva di cominciare le ricerche del ribelle alle prime ore del giorno successivo.
Erano passati tre giorni dalla tumultuosa riunione del Consiglio degli Anziani, tre giorni da quando la sua stessa lealtà alle Sacre Leggi era stata posta in discussione, il fatto che Vorlando fosse ancora in vita era di scarsa rilevanza, era stato fortunato, ecco tutto, aveva scoperto forse per caso l'unica erba capace di arrestare temporaneamente l'infiammazione, ma il sangue era ormai avvelenato ed in ogni caso non sarebbe sopravvissuto a lungo...
Afferrò la fascia da capelli con l'emblema dei Vortex, la prova che lo aveva discreditato di fronte al Consiglio, la soppesò per un istante poi la appallottolò rabbiosamente scagliandola dentro un braciere...
Avvertì un leggero ansito dietro di sé e si voltò di scatto fronteggiando sua moglie Shaya, la madre di colui che aveva disonorato il clan Vortex...
«Cosa vuoi stupida donna?»
Lei era immobile come cristallizzata in un silenzioso rimprovero, fissava con dolore la fascia che bruciava sfrigolando nel braciere, quella fascia che lei stessa con le sue mani aveva ricamato per il giovane reietto, mosse con esitazione una mano verso il braciere come per salvare dalla distruzione l'ultimo ricordo del suo amato figlio e Valdus le afferrò il polso con violenza brutale strattonandola fino all'uscio di casa...
Lei ansimò nuovamente, non aveva il coraggio di ribellarsi alla violenza ingiusta del volatore, troppe volte in passato aveva subito analoghe violenze ed era sopravvissuta chiudendosi sempre più in sé stessa e nell'amore per il figlio che, come aveva presto scoperto con gioia ed orgoglio, nulla aveva preso del carattere brutale del padre...
Valdus la trascinò fino alla porta di casa, stravoltandole il braccio fino a che esso non si slogò con un rumore sordo poi la scagliò fuori dell'uscio ringhiandole con ferocia tutto il suo odio.
«A causa del tuo figlio bastardo il clan Vortex è disonorato, sei ripudiata..» e richiuse la porta con violenza davanti al suo sguardo disperato.

La donna non sapeva cosa fare, ripudiata dal marito, era ormai una senza clan, avrebbe trovato solo i lavori più infami ed umilianti, schernita persino dai servi delle più infime famiglie di sottocasta, tornare dai suoi genitori era inutile, le avrebbero chiuso la porta in faccia senza nemmeno ascoltarla.
Madre di un ribelle! Il suo Vorlando non era un ribelle, era un giovane mite e pieno di amore e compassione verso tutti, saperlo lontano, morente, privato delle sue splendide ali era un dolore tremendo per lei, avrebbe voluto esserle accanto, ma le donne erano prive di ali, un'anomalia genetica aveva nettamente separato i maschi dalle femmine, dando ai primi le strade dei cieli ed alle seconde solo la consolazione di poter generare volatori, quindi senza ali non avrebbe mai potuto raggiungere suo figlio in tempo per implorarlo di nascondersi, di fuggire l'ira del padre.
Lo avrebbero riportato morto, o in ogni caso ne avrebbero riportato la testa a dimostrazione della cattura, lei non voleva vedere lo scempio del suo splendido figlio, sapeva che ne avrebbero fatto scempio, come monito futuro per tutti coloro che non accettassero supinamente il volere di quei vecchi e arroganti capiclan che costituivano il Consiglio.
Valdus sicuramente avrebbe riacquistato gran prestigio, giustiziare il figlio ribelle con le sue stesse mani e scacciare dalla sua casa la donna che lo aveva messo al mondo sarebbero stati molto apprezzati dai vecchi consiglieri, forse la sua nomina a Grande Anziano era ancora possibile, ma solo se ottenuta col sangue del proprio stesso figlio.
Shaya per lunghe ore si nascose in un boschetto nei pressi della sua stessa casa, incerta sul da farsi e timorosa di essere scoperta da quel volatore che un tempo avevo tanto amato e che ora gli appariva solo come un selvaggio sanguinario.
Quando calarono le ombre della sera vide le luci accendersi in camera da letto e dopo pochi istanti la finestra che dava sullo strapiombo, sul quale la casa era appollaiata, vennero spalancate con violenza e da essa vennero scagliati nel dirupo tutti i vestiti ed oggetti personali della donna, compresi gli oggetti a lei più cari, poi la finestra venne richiusa violentemente, le luci si spensero e la casa sprofondò nel silenzio.
Shaya aveva addosso solo una leggera tunica di raso bianco, un leggero mantello violetto e null'altro, scalza ed infreddolita era da ore seduta su una panca di pietra celata tra le siepi, rientrare in casa per dormire era fuori discussione, al tempo stesso era impossibile raggiungere il fondo del dirupo per raccogliere un abito più pesante con cui sopravvivere al gelo della notte, solo un volatore avrebbe potuto farlo e lei le ali non le aveva. Sicuramente non avrebbe superato la notte ma questa era la minore tra le sue preoccupazioni. Pensava al figlio, anche lui aveva dormito all'aperto ma nelle pianure la differenza di temperatura era notevole, qui nella città dei volatori a migliaia di metri d'altezza lo sbalzo climatico tra il giorno e la notte era violentissimo e solo una persona molto robusta poteva sopravvivere all'aperto e non era il caso di Shaya.
Con molta circospezione tuttavia s'introdusse in casa, approfittando di una finestra rimasta aperta nel patio, non aveva intenzione di pernottare lì, la sola idea di dormire sotto quel tetto le dava la nausea, le sue intenzioni erano diverse e muovendosi con molta leggerezza nella casa buia raggiunse lo studio del marito, dove erano conservati tutti i documenti di famiglia e le testimonianze della passata grandezza di un clan che ora era destinato ad estinguersi per mancanza di eredi.
Lei fece uno stanco sorriso, il clan non si sarebbe comunque estinto, Valdus era ancora abbastanza giovane per aver un nuovo figlio, si sarebbe certamente risposato, sicuramente con la nipote del Grande Anziano che da tempo era la sua amante, questo gli avrebbe sicuramente consentito di impossessarsi del titolo, senza dovervi accedere per merito, solo la sopravvivenza di Vorlando poteva frustrare le sue ambizioni.
Shaya da tempo conosceva questa relazione, aveva accettato supinamente l'umiliazione per amore di suo figlio, non voleva privarlo dei suoi diritti, ma ora Valdus aveva trovato il modo di sbarazzarsi della sua ingombrante famiglia per realizzare i suoi piani. Ne era certa, era stato Valdus stesso a denunciarlo al Consiglio, nel suo mostruoso egoismo voleva assicurarsi la successione senza dover lealmente competere con altri anziani del Consiglio sicuramente più degni di lui.
Finalmente Shaya trovò quel che cercava, muovendosi con molta cautela per non fare il minimo rumore prese l'oggetto e con passo lieve abbandonò lo studio e raggiunse nuovamente il patio per abbandonare una casa dove non era mai stata felice sin da quando suo padre molti anni prima non l'aveva ceduta a Valdus, che allora era solo un giovane volatore di grandi speranze, di antico clan ma ricco solo di arroganza e presunzione.
Solo dopo che questi ebbe guidato una fortunata spedizione verso un popolo confinante, che tra l'altro venne totalmente sterminato, il Consiglio lo aveva accolto tra i suoi membri e da allora la sua smania di potere non aveva più avuto limiti.
Lei era solo una donna e non aveva il permesso di seguire le riunioni del Consiglio, non sapeva in cosa consisteva l'impresa che aveva dato prestigio e notorietà a Valdus, pur tuttavia aveva ascoltato di soppiatto e da qualche parola udita nascostamente aveva in un certo senso appreso che sulla terra dei volatori vi erano un tempo altre antichissime razze dotate di ali e che nel corso del tempo queste erano state quasi tutte massacrate affinché non vi fossero altri a percorrere le vie del cielo all'infuori dei Volatori.
Ricordava antiche ballate in cui si narrava di esseri di bellezza eterea, con ali di farfalla o di libellula, lei le aveva sempre giudicate una poetica fantasia sino a quando non captò alcune parole particolarmente significative dette dal marito nel corso di una riunione tenutasi in casa, lui si vantava di essersi meritato il seggio al consiglio per aver sterminato gli ultimi antichi superstiti, che solo lui aveva rintracciato in una valle segreta molto ad oriente.
«Solo noi abbiamo il diritto di percorrere le vie dei cieli, quelle stupide farfalle si sono fatte massacrare senza opporre resistenza, quindi erano indegne di vivere, il mio trisnonno liquidò gli alati di Celalta, io ho cancellato dai cieli gli ultimi antichi.»
Shaya aveva allora compreso che un tempo quel mondo era stato bello come un sogno e che ormai solo nelle antiche ballate sarebbe rimasto il ricordo di un grande passato, fino a che quelle stesse ballate non fossero state dichiarate fuorilegge come infatti era avvenuto.
Lei già portava in se Vorlando e non aveva avuto il coraggio per abbandonare quella casa ma aveva odiato quell'essere che privo di sentimenti di misericordia si vantava dello sterminio di un popolo pacifico e fragile.
Raggiunse nuovamente la panca dove aveva trascorso lunghe ore attendendo la notte, stringendo in pugno l'oggetto che aveva cercato con tanta apprensione.
L'aria era ora gelida e lei tremava ed era scossa da violenti brividi, a poca distanza vi era il ciglio del dirupo sul quale si affacciavano le finestre delle camere da letto della casa e sul fondo e lungo i crinali si intravedevano le chiazze colorate dei suoi vestiti e mantelli scagliati nel vuoto poche ore prima.
Non avrebbe superato la notte, il suo fisico era troppo delicato, lo sapeva e non le importava.
Guardò verso l'alto, una delle due grandi lune illuminava la radura con la sua luce argentata, l'altra sarebbe sorta solo poco prima dell'alba, la luce faceva risaltare il raso della sua leggera tunica ed il pallore della sua pelle illividita dal freddo.
Lei guardò l'astro silenzioso rivolgendo una muta preghiera al Dio dei Venti.
Non era mai stata religiosa, non aveva mai rivolto preghiere a divinità, ma ora sentiva il bisogno di rivolgersi alla divinità più antica, adorata da uno dei popoli da tempo scomparsi, il Dio dei Venti, colui che proteggeva tutte le creature dotate di ali, di qualunque razza fossero. Un tempo su quel mondo vi erano anche enormi aironi capaci di raggiungere altezze impressionanti, l'antico popolo scomparso li chiamava "le mani del dio" e si narravano poetiche leggende su di loro. Ma l'antico popolo era scomparso ed anche gli enormi aironi da molti, moltissimi anni non solcavano più gli aerei sentieri.
Così era scomparso il culto del Dio dei Venti a cui Shaya ora si rivolgeva in tutta umiltà, non chiese aiuto per sé, ma solo di vegliare su suo figlio, di proteggerlo dall'ira omicida del padre. Forse Vorlando in quanto privo di ali non aveva questo diritto ma la donna implorò egualmente l'antico dio di stendere la sua mano pietosa su un giovane che un tempo aveva posseduto stupende ali color del bronzo e che solo un'assurda malvagità aveva privato della gioia del volo.
Sapeva quanto doveva esser duro per Vorlando non poter più solcare le vie del cielo eppure la sola idea che fosse ancor vivo anche se in pericolo le pareva già un gran dono ed ora anche quella vita poteva esser recisa da un uomo stupido e brutale che ignorava la stessa voce del sangue.
«Proteggi mio figlio Dio dei Venti, lui non conoscerà mai l'ebbrezza del volo ma non lasciare che la sua vita abbia fine, potrà avere dei figli un giorno e questi saranno a tua gloria se sarai a lui accanto in questo terribile momento.»
La brezza leggera le scompigliò i capelli come in una delicata carezza e lei seppe in cuor suo che ovunque Vorlando fosse andato d'ora in poi sempre avrebbe avuto accanto a sé uno spirito custode e protettore.
Si alzò dalla panca stirando le membra intorpidite dal gelo notturno accostandosi al baratro e, continuando a guardare la luce lunare, saltò nel vuoto senza esitare.
Si schiantò sulle rocce sottostanti senza un lamento, ancora stringendo nella mano destra i resti bruciacchiati della fascia da capelli di Vorlando che aveva recuperato dal braciere poco prima.

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Iniziato ben 5 anni fa, il 3 luglio del 1995, e abbandonato per lungo tempo (l'avevo interrotto al momento in cui Valdus chiude con violenza la porta in faccia alla moglie), l'ho finalmente ultimato a Rieti il 26 giugno 2000 e prelude, spero, alla continuazione e conclusione di uno dei testi più amati dai miei lettori.
Da notare che Il Sentiero degli Aironi viene direttamente collegato a Vorlando lasciando intuire che le razze alate di quel racconto siano state parte di quegli antichi sterminati dai Volatori.
Come ho detto la narrazione è rimasta fermo per cinque anni, fino a che ho scoperto in internet la stupenda immagine posta in apertura, non so chi sia l'autore e ci terrei molto a saperlo, ma di sicuro mi è bastato guardarla per mettermi a cercare l'abbozzo di questo capitolo e portarlo finalmente a termine.

Nota del 3 agosto 2003: Ho ripreso nell'estate 2002 questo lavoro scrivendo 20 nuovi capitoli ed abbozzando l'intera trama restante. Spero quindi che qualche editore possa leggere questi primi cinque capitoli e mi inviti ad inviargli il romanzo completo per la pubblicazione.

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Il brano in background è Boadicea di Enya, seq. Jeremy Ho.

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