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Boris Vallejo, Mirage III - 22.395 bytes

Boris Vallejo
Butterfly
(Mirage III)

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Vorlando
Capitolo 2

Il piccolo fiore-farfalla svolazzava nella brezza tiepida del primo mattino, si sentiva felice di essere vivo, dei profumi dei fiori e della fragranza della rugiada, trillava con voce argentina al sole del mattino il suo canto antico come il mondo...
In basso, accanto ad un cespuglio di fiori candela vi era un dormiente, coperto da un mantello color verde muschio, il fiore-farfalla si accostò titubante, indeciso e vagamente impaurito, con delicatezza sfiorò la fronte del dormiente con un petalo emettendo un timido trillo interrogativo.
Vorlando si girò su un fianco continuando il suo sonno agitato mentre il fiore-farfalla impaurito si rifugiava dietro il cespuglio, poi rimase immobile.
Passò quasi mezz'ora poi il fiore-farfalla ritrovò a poco a poco il coraggio e si accostò nuovamente al dormiente spruzzandogli sul volto alcune gocciole di rugiada ma rimanendo prudentemente fuori portata.
Vorlando dischiuse gli occhi e guardando in alto vide il piccolo disturbatore. Sorrise e tese una mano.
«Vieni non aver paura» poi per farselo amico staccò un fiore candela e si versò sulla mano il contenuto della camera del polline offrendolo al piccolo intruso.
Il fiore-farfalla si avvicinò timorosamente pronto a fuggire di nuovo, con la spiritromba raccolse un poco del polline poggiato sulla mano di Vorlando lappandolo, poi si allontanò in attesa.
Vorlando rimase immobile, in attesa, tenendo tesa la mano ed il piccolino, trovato il coraggio vi si posò sopra per fare colazione, levando di tanto in tanto gli occhi peduncolati per fissare interrogativamente il benefattore.
Il giovane sorrise nuovamente alla creaturina «Perchè sei così timoroso? Credi davvero che potrei farti del male?»
Il fiore-farfalla aveva finito di far colazione e coraggiosamente si posò sulla spalla destra di Vorlando con un piccolo trillo di gratitudine.
«Toh, pare che ho trovato un amico -sussurrò Vorlando guardandolo divertito- dovremo però darti un nome... Che ne dici di Tweet?» Il fiore-farfalla lo fissò inclinando la testa a corolla e ripetè incerto «Tweet?»

Vorlando raccolse le sue poche cose, le riunì dentro il mantello e si pose quest'ultimo in spalla a guisa di sacca da viaggio e riprese il cammino accompagnato da Tweet che trillando gli svolazzava attorno.
Non aveva un'idea precisa di dove andare, gli bastava allontanarsi dal Nido, dalla sua vita passata e dalle sue ali mozzate gettate via chissà dove. Si rivolse a Tweet interrogativamente «Da che parte andiamo ora? Tu che consigli?».
Tweet gli si avvicinò e con un petalo indicò i monti di corallo.
Vorlando annuì approvando «Certo. E perchè no? Un posto vale l'altro, andiamo pure.»
Viaggiarono tutto il giorno, salvo una breve sosta per mangiare qualcosa, verso sera la stanchezza cominciò a farsi sentire e Vorlando decise di preparare il campo per la sosta notturna.
Vorlando era stanchissimo, la schiena cominciava dolergli terribilmente, nel dormiveglia si ripromise di cercare un curatore e fargli esaminare le piaghe, poi stremato si abbandonò al sonno.
Tweet svolazzò ancora un pò nel crepuscolo, lanciando trilli armoniosi in direzione dei monti di corallo, poi si avvicinò alla schiena del dormiente sfiorando le piaghe con un petalo, rimase ad osservare, poi svolazzò verso un cespuglio di fiori lanterna ed alla debole luce dei petali fosforescenti raccolse un pò di polline, lo inumidì con la rugiada notturna e tornato presso il dormiente lo spalmò con un petalo sulle piaghe, Vorlando ebbe un lieve movimento ma non si risvegliò e Tweet proseguì l'andirivieni tra il cespuglio e Vorlando, sino a che le piaghe non furono ricoperte dalla soffice spuma, solo allora il piccolo fiore farfalla si posò accanto a Vorlando, richiuse i petali e si assopì.
Alle prime luci del mattino Vorlando si riscosse dal lungo sonno, le spalle non gli dolevano più come il giorno prima ed egli se ne rallegrò, poi raccolse le sue cose e rintracciati dei fiori candela ne grattò del polline che versò su una foglia e pose il tutto accanto a Tweet.
Non sapeva perchè Tweet gli fosse così caro, forse perchè aveva bisogno di un compagno di viaggio o forse perchè poteva volare, scosse la testa e si mise a contemplare i Monti di Corallo. Inerpicarsi lì gli sembrava un'idea davvero assurda, dall'accampamento poteva scorgere solo una strettissima balza di roccia su cui incamminarsi, l'idea di traversarli a quell'altezza gli sembrò del tutto da scartare, anche se per aggirarli avesse dovuto perdere ancuni giorni - e lui di tempo ne aveva quanto ne voleva - era di certo una scelta preferibile, eppure non potè nascondere un dubbio, Tweet aveva indicato i monti senza esitazione, forse era solo un caso ma Vorlando fissando il piccolo amico ebbe il sospetto che l'indicazione non fosse stata data a caso, cosa vi fosse tra i monti non poteva immaginarlo e del resto non se la sentiva di inerpicarsi fin lassù solo per scoprirlo.
Tweet si ridestò, fece colazione e poi, trillando allegramente si diresse svolazzando in direzione del vicino declivio.
Vorlando scosse la testa «No Tweet, non c'è un passaggio sicuro vieni, aggireremo i monti, io non ho le ali, ti accontenterei volentieri, ma è troppo pericoloso.».
Il fiore farfalla tornò indietro e svolazzando attorno alla testa del giovane cominciò a trillare quasi implorandolo, svolazzava un poco poi si dirigeva verso il declivio, sostava poi tornava indietro, per ripetere la pantomima sempre più sfiduciato, infine si posò su una spalla di Vorlando, richiuse i petali e rimase immobile e silenzioso.
Il giovane si fermò turbato e si girò per esaminare di nuovo il declivio ancora vicino, certo era pericoloso inerpicarsi lassù ma non aveva il cuore così indurito da scontentare il suo piccolo amico, poteva provare, se l'impresa si fosse rivelata più difficile del previsto... ebbene sarebbe tornato indietro, così sorridendo cercò di sollevare il petalo che nascondeva gli occhi a peduncolo per indicare a Tweet il nuovo cammino.
Salì per ore, con Tweet che svolazzava e trillava gioioso intorno alla sua testa, l'aria era fresca e profumata e la salita si faceva meno difficoltosa man mano che procedeva, l'altezza raggiunta era considerevole e Vorlando rabbrividì al pensiero del precipizio che costeggiava l'incerto sentiero, pur tuttavia proseguiva in direzione di una densa nuvolaglia che posta sopra il sentiero ne nascondeva la sua prosecuzione.
Vorlando s'immerse nella soffice e densa foschia con un leggero timore, avanzava a piccoli passi, tastando prudentemente il terreno e seguendo con le mani il fianco della montagna, Tweet era eccitatissimo, ora si era posato sul suo capo e trillando sembrava indicargli la strada.
Dopo un'interminabile ascesa nella nebbia opalescente ed umida, finalmente cominciò ad uscirne fuori, a poco a poco cominciò a distinguere il fianco della montagna, poi riuscì a vedere i suoi stessi piedi, infine diradatasi del tutto vide il panorama nella sua agghiacciante bellezza.
Il sentiero si era fatto strettissimo e lui non riusciva nemmeno a scorgere il dirupo che lo costeggiava, immerso come era nella nebbia vaporosa, l'aria era freschissima ed intensamente profumata, il cielo era terso e luminoso, Vorlando proseguì abbracciato alla montagna, passo dopo passo, mordendosi le labbra e trattenendo il respiro, comunque sia non aveva il coraggio di tornare indietro e riattraversare la nube, tanto valeva proseguire, passo dopo passo, costeggiando l'invisibile abisso senza fondo, passo dopo passo, seguendo il fiore farfalla verso un'ignota destinazione.
Finalmente il sentiero cominciò ad allargarsi e Vorlando tirando un grato sospiro di sollievo si sedette per riposare qualche minuto prima di riprendere il cammino. La schiena aveva ripreso a dolergli ed i muscoli delle gambe erano induriti per la lunga e pericolosa inerpicata, Tweet gli posò su un ginocchio guardandolo interrogativamente.
«Piccolo amico spero che ne valga la pena aver fatto questa strada, perchè se non c'è un passaggio rischio di morire qui sopra, dubito che riuscirò mai a compiere all'indietro questo sentiero, oltre tutto ho finito il cibo e qui non vedo nulla di commestibile, nè per me nè per te, in ogni caso tu hai le ali e potrai cavartela meglio di me, tu riuscirai a proseguire, quanto a me... beh io non avevo particolari prospettive davanti a me...»
La luce comiciava a scemare e Vorlando ripresa l'ascesa cercò una balza dove potersi accampare in tutta sicurezza. Era quasi buio quando riuscì a trovare un'incavatura nel fianco della montagna dove poter passare la notte, le gambe gli dolevano per i crampi e lui si avvoltò alla meglio nel mantello, digiuno e scosso a tratti dai brividi per il freddo della notte. Era stanchissimo e non impiego molto ad addormentarsi.
Tweet, non appena Vorlando si addormentò svolazzò avanti nel sentiero lanciando acutissimi trilli, dopo un'interminabile attesa, in lontananza, leggieri e quasi inaudibili giunsero numerosi trilli di risposta, solo allora Tweet tornò indietro e scese silenziosamente accanto al dormiente; la schiena di Vorlando era scoperta e le piaghe erano nuovamente infiammate, ma nei dintorni non c'erano fiori lanterna, solo del muschio tenacemente radicato nel fianco della montagna, ma quello non andava bene, Tweet cercò con lo sguardo qualcosa da utilizzare per mitigare il gonfiore, ma non vide nulla, così inumidì un petalo con la rugiada notturna e con esso calmò per quanto possibile il bruciore delle piaghe del suo amico immerso in un sonno agitato ed inquieto.

* * *

«È andato via, beffandosi di noi e delle nostre leggi - l'anziano era furibondo - questo è molto molto grave, altri potrebbero seguire il suo esempio e ribellarsi, è necessario prendere un provvedimento...»
«Cosa proponi?»
«Riportarlo qui e gettarlo dal ponte, affinchè tutti vedano e nessuno metta mai più in discussione le leggi del Nido.»
Il padre di Vorlando si alzò per prendere la parola «Volatori comprendo la vostra giusta indignazione e nè tantomeno intendo difendere il senza casta Vorlando, ma non credo sia necessario riportarlo indietro...»
Un'anziano dalle immense ali bronzo rossastre si sollevò indignato «Osi difendere la tua progenie? Questo è molto grave...»
«Difendere? - il padre di Vorlando non potè trattenere una risata - o no, Volatori, difendere un senza casta? Che idea assurda! Volevo solo farvi sapere che abbiamo preso le nostre precauzioni per evitare certe ribellioni.»
«Spiegati meglio - gridò un Volatore anziano agitando il pugno - non ci interessano i tuoi enigmi.»
«Semplice fratelli Volatori, ricordate che dopo l'amputazione le ferite furono cosparse di cicatrizzante?»
«Ebbene?» l'assemblea era in attesa di sapere a cosa si riferisse il padre del ribelle con quella sua allusione.
«Conoscendo l'indole del ribelle ho preso le mie precauzioni - fece un sogghigno - a quest'ora il cosidetto cicatrizzante avrà finito di avvelenare il sangue e la carcassa del ribelle giacerà da qualche parte preda degli insetti e degli animali notturni...»
L'assemblea tirò un sospiro di sollievo ed archiviata la questione Vorlando passarono ad esaminare la richiesta del diritto alle ali del giovane Xool del Clan Zhann.

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Questo capitolo, scritto il 25 dicembre 1994, fece ripartire dopo quasi quattro anni la stesura del romanzo tutt'ora da finire.

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Il brano in background è The Long Ship di Enya from Watermark.

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