Il lavoro di tipografo lo assorbiva con un fascino maniacale e lui godeva di quell'ordine ossessivo con cui preparava le pagine disponendo i piombi dei caratteri e degli spazi fino a far collimare perfettamente entrambi i margini del testo, e lui lo leggeva quel testo da stampare, non limitandosi solo a preparare le lastre, lo leggeva riempiendo la sua mente di bizzarrie ed eterogenee nozioni che andavano dalla
Guida Moderna all'Allevamento del Coccodrillo ai
Prologomeni allo Studio sulle Abitudini Onanistiche del Pesce Sega entrambi commissionati in poche copie da un ancor più bislacco scrittore di bizzarrie.
Lui leggeva tutto e ci credeva incrollabilmente, poiché fin da piccolo gli avevano detto che i libri racchiudevano la saggezza del mondo, e così per il solo fatto che una raccolta di immani sciocchezze venisse stampata a spese di un qualsiasi scrittore da strapazzo, essa - una volta libro - diveniva per lui la Verità in assoluto...
Oh sì, capitava anche qualcosa di più serio da stampare: ponderosissimi saggi sulla lirica tantrica o profondi studi sulla scolastica medioevale, ma questi ultimi invece di metterlo in guardia sulla attendibilità degli altri testi gli confermavano l'idea che tutti, indifferentemente tutti i libri contenessero la saggezza del mondo.
Stampò, componendo pagina per pagina, un testo breve ma ricco di altisonanti citazioni che dimostrava senza ombra di dubbio come la terra fosse piatta e come ogni prova contraria, ivi comprese le foto scattate dallo spazio, fosse solo mistificazione... e pochi giorni dopo cominciò a lavorare su un nuovo testo ad uso delle scuole, in cui ovviamente l'idea che la terra fosse tonda non era minimamente posta in discussione.
Un altro avrebbe di certo notato lo stridente contrasto fra i due testi, ma non Elmer: dato che i libri contenevano sempre la verità, la terra doveva necessariamente essere piatta e tonda al tempo stesso, come ciò fosse possibile non riusciva ad immaginarlo, ma giustificava tale sua difficoltà come un chiaro segno della sua ignoranza, lui non era uno scrittore di libri, quindi come poteva mettere in dubbio ciò che i libri affermavano con tanto sfoggio di erudite citazioni? Se avesse potuto farlo avrebbe scritto lui stesso libri, non essendone all'altezza doveva prendere ogni loro parola per verità senza discutere.
Il padrone della tipografia borbottava quando qualche maniaco gli portava da stampare una nuova opera dal contenuto delirante, ma dato che costoro pagavano, prendeva il lavoro senza fare commenti, i commenti li faceva dopo, una volta uscito il cliente, ed erano commenti del tipo "Ma guarda che mi tocca stampare!" oppure "Ma tutti a me capitano!" poi guardava il suo tipografo già immerso in religiosa contemplazione del nuovo testo e subito sbottava "E tu sei peggio di loro... ok, ok, leggi pure... istruisciti - e calcava sarcasticamente su quell'"istruisciti" - basta che è pronto per la settimana ventura, poi puoi anche credere che quello che c'è lì dentro sia vero!"
"Ma è vero - ribatteva placidamente Elmer - altrimenti non sarebbe un libro".
Il padrone si limitava a fissarlo, poi alzava le spalle e lo lasciava alle prese con la nuova opera.
Il padrone della tipografia aveva ogni motivo di essere tollerante, poichè in tanti anni Elmer non aveva mai chiesto un aumento, accettando torpidamente quanto riceveva di paga e lavorando fino a tarda sera silenzioso e grato di quel lavoro che gli consentiva di vivere. Elmer lavorava anche la domenica, anche i giorni di festa, per lui la vita era solo un interminabile succedersi di pagine da stampare, di piombi da far collimare e di testi di saggezza.
Il padrone ben sapeva quanto Elmer meritasse, assai di più di quanto gli dava a fine mese e ancor più sapeva quanto fosse difficile trovare un lavorante così scrupoloso e modesto nelle pretese, così gli lasciava leggere ogni testo da stampare e lasciava che Elmer se ne tirasse una copia in più tutta per sè, perchè sapeva che alla data fissata non vi sarebbero stati ritardi e che la consegna sarebbe stata effettuata con piena soddisfazione del cliente.
In fondo erano concessioni assai modeste, ma Elmer era grato di così poco e non protestava se per mantenere certe scadenze fissate dal padrone un pò troppo alla leggera, era costretto a volte a saltare ore ed ore di sonno, chiuso nella tipografia a preparare i piombi e ad inchiostrare pagine su pagine senza un attimo di tregua...
Poi, dopo anni ed anni che la cosa andava avanti così, vi fu qualcuno che se ne accorse ed il padrone dovette render conto del perchè pagasse così poco il suo lavorante e del perchè lo facesse lavorare ogni giorno, domeniche comprese, senza mai un solo giorno di riposo.
Il padrone ebbe il suo bel daffare per spiegare alla meno peggio i suoi perchè, ma non fu molto convincente, così fu costretto a pagare una multa e soprattutto a risarcire con una grossa somma di arretrati il suo tipografo che, stupefatto per l'inatteso capitale ricevuto, spese tutto quel denaro in pochi giorni per acquistare libri, libri di ogni genere...
Tra le altre novità vi fu la riduzione dell'orario di lavoro, le festività e le ferie! Tutto questo gli diede modo di leggere la grossa quantità di libri acquistati ed Elmer lo fece con gioia, continuando ad immettere nel suo cervello altre nozioni ancora più eterogenee...
Caso volle che uno dei libri appena acquistati fosse un ponderoso trattato sul gioco degli scacchi, gioco di cui Elmer ignorava persino l'esistenza, e lui divorò anche quel libro, dalla prima all'ultima pagina, apprendendo perfettamente il gioco, ma non per questo pensò di sfruttare il tempo libero per praticarlo, l'importante per lui era solo conoscere, conoscere la verità che è racchiusa nei libri, di qualsiasi tipo essa fosse...
Passò dell'altro tempo...
Elmer continuò a leggere ed a lavorare, poi un giorno gli capitò da stampare un volumetto di poesie dozzinali, la cui prima lirica gli rammentò il trattato di scacchi letto mesi prima...
Guarda il mondo
il tuo mondo...
è una scacchiera!
Guarda gli uomini...
solo pezzi di scacchi
in paziente attesa di una mossa.
Guarda... tutta la realtà
altro non è che una partita
giocata da un dio dispettoso...
Guarda e muovi
che il tempo incalza...
Ed Elmer guardò...
Con gli occhi della mente vide una scacchiera sovrapporsi al marciapiede e sulla strada di fronte alla tipografia ed in quello spazio circoscritto vi erano alcune persone immobili: una prostituta negra in attesa di un cliente, quasi al margine del marciapiede, una guardia su un cavallo nero che tornava da un giro nel vicino parco e dall'altra parte della strada un prete cattolico vestito di scuro che si apprestava ad attraversare.
Anche il suo padrone era sul marciapiede, fermo davanti all'entrata della tipografia, fumava e guardava ammiccando le coscie della prostituta negra....
Il padrone era un bianco ed Elmer vide in lui un re bianco, un re signore della sua vita e subito anche gli altri personaggi divennero figure di scacchi...
Guardò la configurazione, la semplice configurazione data dalle quattro persone e sbottò "Ma è matto!" (1)
Vi erano anche altri pezzi in vista, pedoni bianchi e neri che attraversavano la strada, una limousine scura che entrava nel garage di fronte (Ta8), un barbiere negro (Re8) senza clienti che aspettava la fine della giornata per tornarsene a casa...
Ma nessuno dei pezzi bianchi presenti poteva intervenire per salvare il suo padrone dal matto, eppure nessuno lo eliminava dalla scacchiera, nessuno ridisponeva i pezzi per una nuova partita...
Forse prima si doveva eliminare il re sconfitto, ma allora perchè nessuno interveniva? Perchè nessuno poneva termine alla partita?
Elmer amava l'ordine ed era angosciato e sconvolto da tanta inerzia e noncuranza, così ripetè ancora una volta a sè stesso "E' matto, il re deve essere tolto dal gioco!" prese un grosso mazzuolo di bronzo con cui pigiava la carta sui piombi inchiostrati e si diresse verso l'uscita.
Il padrone lo vide e gli chiese come procedesse il lavoro.
Elmer sollevò il mazzuolo di bronzo e gli sfracellò il cranio.
Il padrone si accasciò in terra, la prostituta si mise a gridare istericamente, il prete accorse sconvolto, la guardia a cavallo tornò indietro e con l'aiuto di alcuni passanti bloccò Elmer che guardandosi torpidamente intorno borbottava "Ma che fate? Che fate? Adesso si può cominciare una nuova partita, presto, tornate ai vostri posti..."
Lo assolsero per totale infermità di mente.
Al processo vennero fuori tutti i retroscena: lo sfruttamento, il lavoro condotto per anni senza soste, senza un giorno di riposo, la paga da fame...
Giustificarono l'assassinio con l'esasperazione troppo a lungo trattenuta, per quello che altro non era se non schiavismo!
Il troppo lavoro aveva fatto impazzire il povero Elmer...
"Signori della corte, signori giurati, noi non neghiamo che sia stato commesso un assassinio, neghiamo che Elmer sia un assassino, assassino fu il suo indegno padrone, un aguzzino della peggior specie, che uccise Elmer, ne uccise la mente, riducendolo ad un rottame, lo fece suo schiavo e lo portò all'esasperazione. Elmer ha ucciso, è vero, ha compiuto un gesto violento ma liberatorio, un gesto che non possiamo condannare, perchè l'uomo in lui è spento, egli non è cosciente di sè o di ciò che ha fatto, un lavoro duro e senza tregua lo ha fatto impazzire spegnendolo per sempre..." e via dicendo fino al verdetto.
L'omicidio c'era, e chi avrebbe potuto negarlo? Ma Elmer non fu mandato sulla sedia elettrica, gli fu riconosciuta la totale ed irreversibile infermità mentale e fu internato in un tranquillo manicomio criminale dove ora passa tutto il suo tempo libero leggendo la biblioteca dell'istituto e stampando sotto lo sguardo pietoso dei sanitari, che non gli hanno voluto togliere il suo vecchio lavoro troppo a lungo portato avanti, nuovi testi, nuovi libri, scritti dai ricoverati, pieni di idee farneticanti e bislacche, ed Elmer è ora felice, legge e stampa, certo che prima o poi anche lui potrà divenire così saggio da poter scrivere lui stesso un libro, non è che vi creda realmente, non è certo di essere un giorno in grado di poterlo fare, ma si illude ed illudendosi per ora divora i nuovi straordinari testi scritti dai ricoverati, apprendendo cose strabilianti e mai sospettate, che il sole ad esempio è solo una grossa sfera di vetro piena di lucciole o che gli uomini muoiono quando muore un piccolo omino che è dentro di loro e che li fa funzionare pompando il sangue nelle vene...
Sì, ora Elmer è finalmente felice mentre, i capelli ormai ingrigiti, suda sulla piccola pressa stampando la saggezza.