Sirio Extra Lenght

Keith Parkinson - The Marketplace - 34.222 bytes

Keith Parkinson
The Marketplace


«Posso accomodarmi vicino a lei accanto al fuoco? Fa davvero freddo fuori e sono intriso di pioggia, non le darò fastidio, non abbia timore, ho solo bisogno di scaldarmi un pò»
Distolto dai miei pensieri guardai lo sconosciuto, i suoi abiti fradici e senza far commenti gli feci posto sulla panca davanti al camino.
"Ora - pensai - si riscalderà un pò, poi si metterà a narrarmi la sua vita, i forestieri sono tutti uguali e le loro storie non sono poi tanto diverse tra loro."
Personalmente non ho nulla contro i forestieri ma ascoltare le loro chiacchiere mi annoia, tutti abbiamo i nostri problemi, anche la gente della città nonostante alcuni residui dell'antica tecnologia non è che se la passi meglio di noi. Ma come potevo scacciarlo? Anche io ero entrato in quella sudicia bettola per riscaldarmi un poco prima di riprendere il viaggio, aspettavo solo che la pioggia rallentasse un poco prima di incamminarmi nuovamente verso la città lontana, dove i miei affari mi portavano regolarmente ogni fine mese...
Fissavo le fiamme crepitanti, le pietre annerite di fuliggine, a malapena distratto dal rumore soffocato del locale, mi ripetevo per la centesima volta che avrei dovuto acquistare un cavallo prima che il loro prezzo diventasse inarrivabile per un bene così raro e prezioso, quando si comincia ad invecchiare anche una breve camminata di due giorni finisce col diventare massacrante e dalla piccola fattoria della vallata sino alla città la strada è faticosa con qualsiasi tempo, anche in primavera quando dormire sul ciglio della strada è più sopportabile.
Purtroppo un cavallo è un bene di lusso, oggi, un tempo invece avrei potuto acquistare intere scuderie con lo stesso prezzo, ma allora era diverso, il mondo era diverso allora, oggi invece vivere è divenuto così difficile.
Giorno dopo giorno, anno dopo anno, passati a chiedere alle zolle sterili qualcosa che non possono più dare, a spaccarsi la schiena sui campi per raccogliere pochi frutti avvizziti o spighe rade e maculate da chiazze brunastre. È sconfortante svegliarsi al mattino col problema di riuscire a sopravvivere, uscir fuori e guardare i campi vuoti, cercando radi germogli di ciò che si è seminato mesi prima, ma per tutti è così e lo sconforto non risparmia nessuno.
«Gradisce una sigaretta?»
Guardai il forestiero con sbalordimento, una sigaretta? E dove diavolo le aveva trovate? Sono almeno sei anni che non se ne vede una, un tempo fumavo, arrotolavo io stesso le sottili cartine grigiastre con un pizzico di tabacco scuro, acre e polveroso, il tabacco oggi è sempre più raro e solo i signori della città possono permettersi il lusso di fumare un paio di sigarette al mese. Mi piaceva molto fumare ed il desiderio è grande, sentire quel calore nella bocca, quel sapore un pò amaro ma vellutato, guardare le sottili spirali di fumo cilestrino... Per attimi così inebrianti anche l'alternativa di sorbirsi almeno un paio d'ore di ciance del forestiero diventa trascurabile, una sigaretta merita questo ed altro. Mi giro verso di lui annuendo e trattengo a fatica un sussulto di stupore, mi aspettavo una sigaretta rozza, con una cartina anche un pò sudicia, una sigaretta da fumare in due in religioso silenzio, assaporando ogni tirata come in trance, invece vedo nella sua mano un intero pacchetto dorato, pieno di eleganti sigarette cilindriche, perfette, tutte uguali tra loro, non come quelle rozze e quasi informi che ho a volte fumato durante importanti ricorrenze, ma come quelle che ancora si trovavano quando ero giovane, tanti, tanti anni fa, quando il mondo era meno povero di oggi. Anzi si diceva che un tempo era possibile acquistarne ovunque per pochi soldi e che le confezioni erano tutte diverse, sgargianti, con gli involucri stampati in serie! Guardavo quelle sigarette invitanti poi di colpo mi resi conto di dove mi trovavo.
«Le metta via presto!» sibilai con preoccupazione, poi guardandomi attorno con apprensione mi resi conto che nessuno si era accorto di nulla. Una fortuna sfacciata! Avidamente mi chiesi cosa potessi offrirgli per farmene dare un paio, da conservare con cura, per godermele di nascosto un pò per volta.
Con voce appena udibile mi rivolsi a lui.
«Non si rende conto che se qui si accorgono di cosa ha in tasca la sua vita non varrà più nulla? Se non fossi una persona onesta la ucciderei senza pensarci due volte per impossessarmi di quel pacchetto, lo nasconda, fuori non piove più, usciamo così potremo parlare con calma.» Attraversammo la bettola in silenzio ed una volta fuori percorremmo un lungo tratto di strada prima di fermarci, non mi fidavo, temevo che qualcuno potesse averci sentito e il timore che ci seguisse a distanza era ossessivo, comunque dopo un pò mi rassicurai, eravamo soli e forse l'offerta era ancora valida.
Guardai il forestiero con rispetto, di certo era riuscito a scoprire un grosso deposito in una delle tante città abbandonate, doveva essere molto in gamba se era riuscito a trovare qualcosa di tanto prezioso, tutte le città erano state frugate con molta accuratezza e solo i cercatori più abili riuscivano ancora a reperire qualcosa di valore, di sicuro doveva aver trovato un grosso deposito, mi immaginai il forestiero penetrare in una stanza murata e trovare sei o sette pacchetti in un colpo solo, altrimenti non si spiegava la noncuranza con cui mi aveva offerto una simile prelibatezza.
Dovevo impaurirlo un pò, fargli capire il rischio corso e suscitare in lui un sincero sentimento di gratitudine, forse se giocavo bene le mie carte sarei riuscito a farmi dare l'intero pacchetto, quasi svenivo per l'emozione, un intero pacchetto tutto per me! Da gustare con parsimonia! Forse non era nemmeno necessario depurarle dai grumi di muffa, se provenivano da un magazzino protetto...
Ma in definitiva pensai chi se ne fotte se sanno di muffa, ci viviamo in mezzo alla muffa ed al marciume...
«Lei non si rende nemmeno conto del rischio che ha corso, caro signore, qui non è come nella capitale, certe cose se si hanno si tengono ben nascoste, accuratamente nascoste! Se nella bettola avessi detto solo una parola agli altri di lei ora resterebbe solo una carcassa calpestata. Mi deve gratitudine, anzi, mi deve la vita!»
Fissavo intensamente il pacchetto comparso di nuovo nelle sue mani, con spasmodico desiderio, come per fargli capire cosa mi dovesse per la sua vita.
Mi fissò con perplessità
«Io non vengo dalla capitale.»
E da dove allora? Pensai con sorpresa che tutto sommato era troppo ben vestito per essere un cercatore, in effetti la capitale era l'unico posto dove si potesse acquistare a borsa nera roba pregiata che i cercatori trovavano rischiando la loro vita tra le macerie delle vecchie città in rovina... Ma sì avevo visto giusto, era lui stesso un cercatore! Anzi un cercatore molto fortunato ed anche molto ingenuo, forse nemmeno si rendeva conto del valore di ciò che aveva trovato, forse per questo aveva esibito il pacchetto dentro la bettola senza pensarci su.
Presi una sigaretta dal suo pacchetto e l'accesi con voluttà dopo una tirata, stupefatto, lo guardai con sospetto.
«Non sa di muffa! Come è possibile? Anzi il tabacco è dolce, fragrante, leggero e ricco di aroma!»
«Perché dovrebbe sapere di muffa? - ribattè - Voi usate forse tabacco avariato? Ci sono molte cose strane qui, campi incoltivati, città in rovina, ma che è successo?»
Ma da dove veniva? Sono decine di anni che si vive sempre peggio, perché tanto stupore? Mi rifiutavo di credere che venisse da oltre oceano, l'ultima spedizione che si era avventurata lì oltre sessant'anni prima aveva trovato terre morte e dimenticate, spopolate ed aride, solo sul nostro continente la vita ancora resisteva a fatica anche se era difficile ipotizzare per quanto tempo ancora...
«Se non foste un forestiero penserei che siete pazzo, ma del resto tutti i cercatori a modo loro lo sono, altrimenti non sarebbero tali! I campi sono aridi, lo dovreste sapere bene, anche i bambini lo sanno, ma non incolti, tutti noi ci sputiamo sangue sopra, tutti noi ci rompiamo la schiena per ricavare quel poco che riesce ancora a germinare, gli animali sono rari e costano un'enormità, mantenerli costa e non possiamo permetterci il superfluo, solo qualche cittadino può permettersi un cavallo o un drozo, noi altri si va avanti con le nostre mani, le città sono in rovina perchè la capitale è più che sufficiente per amministrare i paesi ed i campi.»
Il forestiero sembrava sconvolto e forse lo era davvero.
«Ma il continente è enorme, come è possibile che solo questa penisola sia abitata? Ci devono pur essere altri centri abitati e ben organizzati in America e poi perché solo in questa penisola? Cosa c'è di speciale qui?»
Socchiusi gli occhi e lo guardai obliquamente, forse era un controllore, uno di quegli uomini che il governo ogni tanto manda in giro per vedere se abbiamo perso la speranza, forse era pericoloso dimostrare sfiducia nel futuro, così gli recitai la leggenda del mondo nel cielo, quella che sin da bambini ci insegnano per darci fiducia e per invogliarci a sperare in un prossimo ritorno della Spedizione che dovrebbe salvare la nostra vita.
«Noi siamo qui per aspettare il ritorno della Spedizione, perché possano trovarci subito e portarci via da questo mondo in rovina. La Spedizione composta da tre Arche partì tre secoli fa verso stelle lontane, dove dicevano che vi erano mondi fertili e disabitati, allora il mondo era molto popolato, i testi dicono trenta miliardi di persone... - non potei impedirmi di commentare - ma la cifra deve essere volutamente esagerata, è un numero da capogiro solo a pensarci, un numero di sicuro contenuto simbolico, dato che è già tanto difficile sopravvivere oggi, siamo moltissimi infatti, l'ultimo censimento dice che siamo quasi due milioni! Ecco perché muoriamo di fame, ecco perché le coltivazioni non bastano mai! Comunque la ragione era che l'umanità aveva bisogno di spazio, ed è verissimo, avevamo bisogno allora ed ancor più oggi di una terra fertile, questa non dà più frutti, i semi non germinano perché qualcosa non funziona più sotto le zolle... - forse avevo esagerato con le lamentele, forse era stato un passo falso mostrare di non credere ai mitici trenta miliardi di abitanti, ma ad esser logici come si poteva credere ad una popolazione così numerosa? Di certo era solo un numero mistico, un modo religioso di dire tanti, troppi, in ogni caso mai mostrare di non credere alle leggende, così mi ripresi e continuai meccanicamente a citare le Scritture - Trenta miliardi di uomini conteneva il mondo, e c'era fame, miseria e lo spazio non bastava più e partirono tre Arche verso le stelle in cerca di un nuovo mondo per i coloni... Dopo un secolo la Spedizione non era tornata e Dio mise alla prova la nostra fede, la terra non produsse più messi e frutti come un tempo, l'uomo non comprese che la sua fede nella Santa Spedizione era stata messa alla prova e scoppiarono rivolte, guerre per appropriarsi delle poche terre fertili, ci furono nuovi strani morbi, malattie sconosciute imperversarono, le città caddero in rovina, finché al secondo secolo dopo la partenza tutti i sopravvissuti del mondo vennero riuniti qui, in questa penisola ancora fertile, per unire le proprie risorse ed attendere il ritorno della Spedizione. Ancora vi erano mezzi in grado di varcare i mari ed i cieli e fu facile riunire tutti qui, qui erano partiti, qui sarebbero presto tornati. Ancora una volta la nostra fede fu messa alla prova, certi dell'arrivo ormai prossimo commettemmo nuovi errori, troppi sprechi, troppi figli ed ora siamo di nuovo tanti come un tempo ma la nostra terra è ormai arida e per questo dobbiamo aver ancora più fede, lavorare ancora più sodo per meritare il viaggio verso il mondo nei cieli, il governo ha detto che il giorno è vicino ma se solo uno di noi dubita, quel giorno si allontana, per questo forte e salda deve essere la nostra fede, le difficoltà crescono di anno in anno, quindi nulla deve esser sprecato, resta assai poco, resta il necessario per concludere l'attesa e sarebbe sciocco perire quando il ritorno è tanto vicino.»
Ora ero certo di aver detto le parole giuste, per un momento mi ero lasciato trasportare nel mettere in dubbio le scritture, il numero santo, ma ora sapevo di aver detto le frasi giuste in modo convincente, non credevo alle parole appena dette, in fondo erano solo versetti di leggende scritte per farci sperare, anche il numero così volutamente eccessivo doveva aver lo scopo di non far pesare la folle sovrappopolazione, il governo era saggio, dando una speranza si sarebbe trovata la forza e la pazienza per far tornare fertili le zolle aride, con il sudore e la fatica di tutti. Noi dovevamo sopravvivere sino a quel momento questo era sicuramente il segreto disegno del governo, ma non lo dissi, restai invece in attesa del plauso e del premio, non era la prima volta che accadeva e la sorte aveva voluto che fossi scelto io per dimostrare la fiducia nelle istituzioni, forse, chissà il pacchetto di sigarette lo avrei avuto veramente.
«Dio, Dio... è peggio di quanto si pensasse!»
Strano, molto strano, era sinceramente sconvolto, eppure avevo risposto bene e con tono di assoluta sincerità perché tanto stupore? Anche se era un agente governativo queste cose non poteva ignorarle.
«Ma come è possibile! Ma come è successo questo disastro? Quando siamo partiti il problema serio era la sovrappopolazione! Cosa diamine avete fatto per inaridire la terra? - poi si calmò di colpo - A che serve prendersela con te o con un altro, voi avete ereditato gli errori degli altri, ci sono dei limiti, oltre quei limiti non si possono sfruttare le risorse naturali senza andare incontro alla catastrofe... adesso non mi stupisco per le terre abbandonate, le città in rovina, i campi sterili ed il silenzio radio...»
Più parlava e più avvertivo qualcosa d'indecifrabile, parlava come se venisse da molto lontano, nel tempo e nello spazio... dalle stelle! Sì, con un brivido compresi che l'attesa era davvero terminata ma non mi sentivo allegro come avrei dovuto essere, due milioni di persone sono una cifra enorme, spaventosa, inconcepibile, era impensabile portarci via tutti, di certo si sarebbe scatenato il caos per salire al mondo nel cielo, ci sarebbero stati disordini pur di assicurarsi un posto sulla nave in partenza per il cielo... ma perchè erano tornati così tardi?
«Allora la Spedizione era una storia vera! Siete tornati a salvarci finalmente!»
«Si hai capito giusto, siamo tornati, il viaggio è stato molto lungo, più del previsto, il mondo di destinazione non era buono per viverci, abbiamo dovuto proseguire oltre, molto oltre, per noi sono stati solo un paio di mesi in più ma per voi sono stati due secoli più del previsto... Purtroppo non abbiamo notizie delle altre due Arche, forse come noi hanno dovuto spingersi ancora più lontano, sempre che non sia accaduto un disastro... Sono tornato per avvertire che era tutto pronto per l'insediamento dei primi coloni, non mi aspettavo festeggiamenti o entusiasmi deliranti ma nemmeno una simile catastrofe. Ora sono sconvolto, non posso portarvi via tutti...»
Sentii un brivido di ghiaccio serpeggiare per la schiena, era quello che temevo, solo alcuni sarebbero stati i prescelti ed io un semplice contadino, avanti negli anni di sicuro sarei stato scartato... Attesi che riprendesse e che dicesse quanti sarebbero stati i fortunati...
«Dovevo trovarvi già pronti, con navi e coloni, attrezzature e tutto il resto, io dovevo solo coordinare la partenza e guidarvi, ma voi siete tornati indietro tecnologicamente, così indietro che non potreste realizzare un cargo nemmeno se vi aiutassi a farlo, non avevamo previsto tutto questo, ora che faccio? Io devo ripartire, non posso fermarmi, ormai non ha più senso farlo.»
Ero sconvolto, se ripartiva davvero non c'era più speranza, non aveva nemmeno detto se portava qualcuno di noi con se, di sicuro non intendeva farlo... Ma perchè non era andato alla capitale? Perchè girava in incognito? Glielo chiesi.
«È una domanda molto sensata ma rifletti, che avresti fatto se chiamando la base di lancio nessuno ti avesse risposto? Che avresti fatto vedendo un emisfero totalmente deserto e solo un piccolo insediamento qui in Florida vicino ai resti della base? Nulla di strano se sono sceso un pò più a nord per indagare prima di prendere una decisione, ora ho capito cosa è successo e non è stato piacevole scoprirlo! - si rese conto che per tutto il tempo avevo fissato il suo pacchetto di sigarette con ansietà dolorosa - Vuoi fumare ancora? Ti capisco, vorresti tutto il pacchetto, per te deve essere un tesoro dal valore incalcolabile, tienilo pure, ne ho molti altri a bordo.»
Non rilevai il suo tono compassionevole, ero troppo felice, un intero pacchetto tutto per me! Ma ora mi chiedevo cosa sarebbe successo quando gli altri avessero saputo che eravamo tutti condannati a restare qui. Lui intuì la mia preoccupazione e mi rispose con pacatezza.
«Amico mio non succederà proprio nulla, tra poche ore sarò nuovamente in viaggio verso la navetta, non vedrò altre persone, so già tutto ciò che mi interessava sapere, del resto non credo che tu andrai a raccontare del nostro incontro, dato che nessuno ti crederebbe e forse ti metteresti anche nei guai se lo facessi.»
«Quindi ci abbandonate, ci lasciate morire, senza il vostro aiuto per noi non c'è più speranza. Prima del vostro ritorno - e non credo che tornerete di nuovo - saremo tutti morti, portami via con te ti scongiuro.»
«Perchè te e non un altro? Che differenza farebbe? Potrei portare uno di voi, forse anche due o tre ma non voglio. Il problema era la sovrappopolazione, la mancanza di spazio ed ora in un certo senso avete risolto entrambi i problemi, avete tutto lo spazio che desiderate e siete talmente pochi che prima di ritrovarvi con gli stessi problemi passerebbero millenni, semmai saremo noi per allora con analoghi problemi, voi con l'esperienza fatta avete imparato a non dissipare le risorse naturali, avete capito l'importanza del controllo della popolazione quando quelle stesse risorse non bastano per tutti, fate tesoro di questa saggezza. La mia visita è finita, non avete bisogno di un nuovo mondo, questo è più che sufficiente per le vostre esigenze, torneremo tra qualche secolo, il tempo di andare e tornare. Probabilmente sarò io stesso a tornare, tu non ci sarai più ma vi saranno altri ad accogliere il mio ritorno e...»
Lo interruppi con mal garbo «Quali altri? Se andate via ora chi sperate di trovare tra qualche secolo? Nemmeno le rovine resisteranno tanto a lungo! Temevo che fosse impossibile imbarcarci tutti ma condannarci a morte così... Meglio che gli altri non sappiano che siete tornati, meglio che ignorino che la speranza che ci ha sorretti era solo una beffa, non reggerebbero alla disperazione, quella speranza ci ha dato la forza di sopravvivere, quella speranza ci ha fatto spezzare la schiena su zolle aride, per essere vivi al momento del vostro ritorno ed invece...»
Mi fissava con un leggero sorriso «Il vostro solo problema di sopravvivenza è l'inquinamento della terra, la sterilità delle zolle, è un problema serio ma non insolubile, potevate studiare il problema e risolverlo chimicamente, perché non avete nemmeno tentato? Basta conoscere certi processi biologici per trovare un rimedio, avete avuto molto tempo a disposizione eppure...»
Alzai le spalle «Un tempo trovai vecchi giornali muffiti in una città morta forse la spiegazione era lì, io sono troppo ignorante per capire i sottintesi...»
«Prova a raccontare quello che ricordi.»
«Dicevano che la responsabilità di una violenta epidemia che decimò la popolazione era degli scienziati, vi fu una guerra, una finta guerra segreta che doveva servire solo a ridurre la popolazione ed invece sfuggì al controllo, invece di risolvere il problema causò il disastro, ridusse la popolazione ma quando cessò la terra cominciò a morire, allora uccisero gli scienziati, li uccisero tutti, distrussero libri, macchine, tutto... fu una vendetta inutile, nessuno sapeva più cosa fare per fronteggiare il danno e così...»
«Posso immaginare il seguito, la terra non dava più frutti e il contaggio si propagava lentamente ma inesorabilmente, vi siete raggruppati qui, una delle poche zone ancora fertili ma anche quella da cui eravamo partiti e dove probabilmente saremmo un giorno tornati, una scelta logica ma senza futuro, senza fare nulla per arrestare il contagio era solo questione di anni...»
«Se non intendete aiutarci andatevene allora, lasciateci morire, toglierci anche la speranza è solo malvagità»
«Credo che abbiate giocato col destino, per ridurre la popolazione di nascosto avete rischiato l'estinzione, ancora pochi anni di ritardo ed avrei trovato un cimitero, per fortuna sono tornato in tempo.»
«In tempo per cosa? Non potete portarci via, non potete aiutarci - agitai il pacchetto di sigarette davanti a lui - In tempo per dirci quanto siamo stati stolti ed ostentare il vostro benessere?»
«Un tempo ero esperto in armi batteriologiche e per questo motivo fui scelto, affinché la mia esperienza potesse tornare utile per sconfiggere eventuali virus sconosciuti sul mondo dove eravamo diretti. Fare armi batteriologiche a volte comporta saper sintetizzare contro tossine, per evitare che qualcosa sfugga al controllo e questo aspetto fu giudicato molto utile per la Spedizione e per questo ne feci parte. Non sono servito a molto lassù ma qui è diverso, prima di partire troverò di certo un'antitossina che possa innescare un processo uguale e contrario, quindi continua a sperare, vedrai, presto la terra, tutta la terra, tornerà a vivere!»
Se ne andò, appena un saluto e riprese il cammino, restai immobile a guardarlo mentre si allontanava, tenevo ancora il suo pacchetto di sigarette stretto in mano, lo guardai e cercai il luogo di fabbricazione: Sirio II, forse era vero quello che mi aveva detto, o forse era un'altra trovata del governo, far credere che erano tornati, che pur non potendo portarci con loro avevano tuttavia innestato la contro reazione, tutto per farci sperare che vi era ancora un futuro su questo mondo, se solo lo volevamo... Ma perché mai avrei dovuto tenere per me il segreto? Che vantaggio vi era nel far sperare solo me e lasciare gli altri nell'ignoranza? Poi compresi! Io non avrei raccontato mai nulla dello straniero, del resto chi mai mi avrebbe creduto? Il pacchetto non provava nulla in fondo, poteva essere stato realizzato chissà quando e conservato in una camera stagna da prima della catastrofe, pur tuttavia avrei comunicato quella speranza agli altri con il mio comportamento, dalla mia fiducia altri ne avrebbero ricavato quello stimolo per vincere l'abbattimento. Attendere tanto a lungo e non veder arrivare nessuno porta giorno dopo giorno a dubitare, a lasciarsi andare, a non credere più nelle scritture. Anche i più pii prima o poi perdono la fede se non si intravede uno spiraglio, una via d'uscita...
Di certo non ero il solo, forse altri venivano avvicinati da uno straniero che esibiva con noncuranza un pacchetto di sigarette troppo lussuoso e fuori posto nel nostro mondo in rovina, un pacchetto costato al governo sforzi immani per la sua realizzazione, un pacchetto donato con noncuranza assieme alla promessa di fare qualcosa perché il mondo torni a vivere e la richiesta di tacere e mantenere il segreto... ma al tempo stesso noi che sapevamo avremmo lavorato le zolle aride con nuovo vigore, con una speranza diversa in cuore... forse i risultati sarebbero stati eguali ma l'attesa dell'azione dell'antitossina, di cui solo noi eravamo a conoscenza, avrebbe rinfocolato in noi la certezza di un futuro ancora possibile, abbandonata la fiaba della Spedizione in cui ormai non credeva più nessuno il governo cercava nuove strade per non farci perder d'animo, come un contagio benefico il nostro comportamento, pur non ritardando la fine, ci avrebbe dato la forza per non lasciarci andare.
Certo era ben studiata, la finzione dello straniero, il pacchetto sgargiante, le parole incomprensibili, tossine, armi batteriologiche, degrado ambientale... tutto per far credere a me e a chissà quanti altri che la terra non era morta del tutto...
Una volta si diceva che in battaglia conta il morale della truppa, ebbene nel nostro caso è lo stesso! Niente di strano che avessero escogitato un modo così inverosimile, in fondo noi desideriamo solo un piccolo aiuto per continuare a sperare e siamo disposti a credere a tutto purché rinnovi le nostre forze.
A che sarebbe servito andare in giro a raccontare la truffa? Il governo stava cercando di aiutarci come poteva, rifiutare il suo tentativo era come condannarci a morte.
Mi chiesi se il governo aveva anche previsto l'incredulità, la possibilità che uno scettico potesse mandare in nulla tutta la commedia, ma trovai presto una risposta proprio in me stesso: fino a che punto ero davvero convinto che fosse stata tutta una finzione? Fino a che punto la mia certezza era prossima al dubbio? Sì questo era il segreto disegno del governo, nessuna certezza e il tarlo del dubbio, ambedue le ipotesi erano valide, realtà e fantasia si confondevano ed io non avevo modo di accertare quale fosse la verità, ma in confidenza era davvero la verità il mio obiettivo? Risposte certe non potevo averne, nessuno me ne avrebbe fornite, andare alla capitale in cerca di questa verità era inutile in partenza, sia nell'uno che nell'altro caso avrebbero negato o non mi avrebbero creduto, rafforzando in me il dubbio. Qualunque risposta avessi ricevuto in definitiva mi avrebbe portato a credere ancora più di prima, credere, sperare e soprattutto comunicare agli altri la mia silenziosa certezza. Mi chiedevo quanto avessero impiegato per perfezionare un piano così complesso, mi chiedevo dove fossero site le vasche idroponiche dove era stata coltivata la quantità di tabacco speciale necessaria per realizzare quelle sigarette...
In effetti quello era l'elemento più significativo del piano: destinare risorse importantissime invece che alla nostra sopravvivenza alla realizzazione di una coltivazione di tabacco di qualità ultra pregiata, uno spreco folle ed assurdo di risorse ma proprio per questo un elemento decisivo per insinuare in cuore il dubbio che fosse tutto vero, nessun'altra cosa avrebbe potuto sortire lo stesso effetto di quelle squisite Sirio II Super Length Extra Blend.
Forse sono solo io che mi creo dubbi ed al tempo stesso voglio disperatamente credere, si sa che la speranza è davvero l'ultima a morire, così giunto alla capitale ho acquistato il maggior numero possibile di semi, almeno il triplo della quantità che acquisto abitualmente, il funzionario governativo che me li ha venduti sorrideva in modo strano...
«Prevede un buon raccolto quest'anno?»
Ed io senza esitare ho risposto con gaiezza.
«Sì prevedo un raccolto ottimo, abbondante ed è solo l'inizio!»
Se anche fosse tutto falso beh perché non mostrare un minimo di gratitudine per il loro tentativo di aiutarci?
Mentre parlavo con lui uno dei dirigenti della città ha attraversato il mercato sul suo hovercraft e giunto in prossimità del Centro Distribuzione Sementi ha rallentato come per ascoltare quanto stavo dicendo. Un caso? Un passaggio voluto? Non so dirlo!
Tornato a casa per alcune sere ho scrutato il cielo notturno in direzione di Sirio, fino a che alla quinta sera ho visto una piccola luce muoversi in cielo... Illusione? Sogno? Forse era davvero una piccola nave stellare da esplorazione che tornava lassù una volta terminata la missione... Chi può dirlo? Forse ho visto qualcosa perchè volevo veramente vedere una piccola luce allontanarsi nella notte, per illudermi che il lento processo di purificazione della terra sia stato realmente innescato da coloro che abbiamo atteso tanto a lungo. Forse ad un'inutile speranza un'altra del tutto nuova vi è stata sostituita, non cambierà nulla, forse, ma possiamo di nuovo sognare, credere, aspettare...
Per questo ogni mattina esco nei campi con rinnovato vigore, per spiare le zolle sterili, per cercare tra le rade e stentate coltivazioni il segno che qualcosa sta realmente cambiando, che la terra sta veramente tornando alla vita.
«Presto la terra tornerà a vivere» le ultime parole dello straniero mi tornano costantemente all'orecchio, ma quanto presto? Un anno, due, tre? Non è facile saperlo, qualcosa nasce, qualcosa germoglia, di mille semi uno germina, come posso capire se la nuova piantina apparsa questa mattina è una delle centinaia di semi gettati mesi fa, nata per caso o è l'inizio di una nuova era di benessere?
Così attendo, perché nonostante tutto io voglio credere.
Certo quest'anno il raccolto sarà buono, migliore degli anni passati, ma se anche fosse dovuto solo alla mia fiducia, solo alla maggiore lena, ebbene, il mio lavoro non sarà andato sprecato.
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Questo racconto scritto tra il 6 ed il 7 settembre 1979 e rivisto il 21/26 dicembre 1998 è una sorta di collegamento tra il ciclo dell'Inviato, Kaspar e la storia del IIº Impero Romano.


Se il mio racconto ti è piaciuto e mi vuoi dire cosa ne pensi puoi sempre raggiungermi con e-mail o dirmelo nel guestbook... anche se non rispondo subito, basta aver pazienza, leggo ogni giorno la corrispondenza e prima o poi rispondo...
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Il brano in background è Survival di Tom Kristoffersen, uno straordinario musicista
che ha realizzato i midi più carichi di atmosfera che abbia mai trovato sul net.
Il brano è qui riportato con il permesso dell'autore.


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