Distinti Saluti
(pubblicato su Due Alfieri n. 11 di Marzo/Aprile 1980)

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Cover n. 12


"Buffo, buffo, buffo. È proprio buffo, buffo, buffo
pensare senza un cervello - può sembrare un trucco,
e invece non è un trucco pensare senza un cervello.
Parlare è più difficile ma si può".
(Da: Angerhelm di Cordwainer Smith)

Se qualcuno di voi ha avuto modo di leggere L'uomo dal fiore in bocca di Pirandello, forse capirà ciò che sto per dire: io sto morendo e so di cosa sto morendo...
Giorno dopo giorno un fiore di tenebra cresce e si propaga nel mio cervello e solo con crescenti dosi di morfina riesco a spegnere i dolori laceranti del mio inarrestabile declino.
Sto morendo e non posso fermare in alcun modo le cellule impazzite. E' triste finire così dopo aver tanto amato la vita, dopo aver respirato il dolce profumo della primavera che non potrò più vedere.
Vi sono momenti in cui la visione assume tonalità di sangue ed un sordo ronzio cresce nelle mie orecchie fino a stordirmi, in quei momenti penso a quanto sarebbe semplice togliermi il pesante fardello della vita senza attendere il totale sfacelo della mia mente, ma come posso farlo? Allora mi trascino fino alla finestra in preda a violenti spasimi di dolore e guardo il cielo, le nuvole, gli alberi, le rondini che partono verso la terra d'Africa, garrendo ed intrecciando festose danze in cielo... non le vedrò tornare, partono portandosi via la mia stessa vita che mi sfugge come sabbia tra le mani. Vorrei seguirle, volar via con loro, dimenticando quel seme germogliante che la morte ha posto nel mio cranio, ma non posso... così le guardo andar via, mentre la mia vista s'appanna.
Piangere? Forse sarebbe una consolazione, ma i miei occhi sono aridi e brucianti come fiamma rovente e le lacrime evaporano come i miei ricordi. Ad ogni nuovo risveglio mi accorgo con dolore infinito di aver smarrito qualcosa del mio passato, un nome, un volto, un luogo... immagini bruciate dalla morte trionfante che avanza con squillanti fanfare di nulla.
Allora siedo alla scrivania per contemplare la silenziosa compagna del mio declino: una scacchiera, e penso alle infinite battaglie compiute negli anni trascorsi con avversari senza volto celati dietro l'illeggibile firma di una cartolina. In questi mesi ho terminato tutte le partite, tranne due e, bizzarro a dirsi, proprio ora sono vicino a quella promozione tanto a lungo inseguita: due partite sole, una patta sicura ed un'immancabile vittoria, un punto e mezzo da cui il tempo impietoso mi separa. Che strana beffa è la vita, cogliere il sapore aspro della vittoria quando non posso più goderne. Sì, ho trovato il modo per beffarmi della morte che mi reclama, raggiungendo la promozione nella tomba!
"Buffo, buffo, buffo. E' proprio buffo, buffo, buffo pensare senza un cervello... Parlare è più difficile ma si può".
Queste parole le reco scolpite nella mia mente e quando vi penso rido fino alle lacrime, quelle lacrime che non riesco più a far scorrere dai miei occhi.
Guardo la cartolina di uno dei miei due corrispondenti, la sua firma sotto i "Distinti Saluti" stampati e rido del bizzarro e folle scherzo che gli sto preparando: sta giocando con un morto, con un'ombra e non lo sospetta neppure, rido di lui e di me; se lo sapesse, ne sono certo, mi darebbe partita vinta, lui e l'altro, per pietà, per compassione del mio male innominabile ed infame, ma non è questo che voglio, io voglio vincere il torneo giocando fino all'ultimo, continuando il gioco da morto...
E' strano il gioco per corrispondenza, solo in esso ci si può far beffe delle leggi spietate della natura, solo in esso la morte cede alle bizzarre intuizioni della mente. Sì, "...parlare è più difficile, ma si può...".
Ho preparato pazientemente oltre 1700 cartoline scacchistiche per le due partite, di queste ne partiranno appena una trentina, le altre saranno di volta in volta selezionate e scartate: per ogni possibile mossa dei miei avversari ho previsto una controrisposta, per ogni nuova risposta una nuova controrisposta e così via: mosse condizionate, mosse forzate, mosse alternative, varianti di matto... ho previsto tutto fino al risultato.
Con la partita da pattare è stato facile, le alternative sono poche: al miglior gioco raggiungo lo scacco perpetuo o l'autostallo in tre o quattro mosse, con le altre varianti impongo la patta per causa dell'insufficiente materiale a disposizione, se sbaglia, ma questo è molto improbabile, c'è il matto in dodici mosse. E' strano, non so nemmeno io come questa partita si concluderà, ma in ogni caso non vi saranno sorprese.
L'altra, quella da vincere, è stata terribilmente complicata da analizzare, i pezzi sono molti, forse troppi, ma ad ogni mossa possibile si entra in una variante vincente con almeno 5 mosse forzate ed una diversa chiave di matto; per concluderla occorreranno molti mesi e, alle soglie dell'estate, partirà, se non abbandona prima, una delle tante cartoline con la combinazione di matto, una cartolina scritta e firmata in questi giorni, ma ancora da affrancare.
Da quello che so, la debole scintilla del mio pensiero arderà ancora per due mesi al massimo, poi il silenzio...
Ho già scelto chi si occuperà del penoso incarico, non capisce molto del gioco, ma la puntigliosa catalogazione delle mosse che ho preparato, gli faciliterà il compito: non dovrà far altro che leggere la mossa avversaria, appena arrivata, cercare la relativa cartolina, affrancare e spedire; al termine della partita dovrà cercare tra i formulari quello relativo alle mosse effettivamente giocate e spedirlo al direttore del torneo nella busta già preparata ed affrancata.
E' tutto fatto, non resta che attendere il primo freddo ed andarsene per i sentieri della notte.
Che cosa effimera è la vita, quanto più l'ami più ti sfugge per lasciarti solo il rimpianto delle gioie che avresti potuto avere e che non hai colto.
Quando scrivo, come adesso, e vedo il foglio chiazzarsi di macchie rossastre, in cui le parole si nascondono, sento su di me tutto il vuoto della mia inutilità. Prima che tutto sia finito, la devastazione in atto nel mio cervello mi renderà completamente cieco; allora, senza più il conforto dell'azzurro del cielo e dei prati verdi umidi di pioggia, affretterò la conclusione con l'aiuto di un medico amico.
Eutanasia, un suono dolce come una carezza di donna, per cercare la mia strada nelle tenebre, con gli occhi spenti, verso il mondo racchiuso nei sogni dell'infanzia. No, non è viltà... provate voi ad immaginare, se solo lo potete, cosa voglia dire morire un pò ogni giorno, provate voi ad immaginare cosa voglia dire sentir germogliare il seme di morte mentre ti rode il cervello, provate voi a pensare cosa vuol dire diventar cieco dopo aver tanto amato i colori, senza nemmeno la consolazione di continuare a vivere nelle tenebre ascoltando i suoni del mondo ed il suo cantico d'amore. No, non è viltà fuggire allo struggente rimpianto di ciò che si sta per perdere. Io ho tanto amato la vita e voglio andarmene amandola fino all'ultimo, se cercassi di resistere, ne sono certo, comincerei ad odiarla, le ore diventerebbero un incubo senza fine, i minuti un doloroso tormento. Allora desidererei la morte come un dolce miraggio e non voglio che questo accada.
La scacchiera con il suo manto di leopardo, attira il mio sguardo che si spegne, osservo i pezzi sognando le battaglie negate, penso alle partite che continueranno nell'irraggiungibile primavera, ai miei due avversari ignari che giocheranno con un fantasma e rido di nuovo, ma la mia risata è amara, non dà allegria, rintrona cupa tra le pareti fiorate spegnendosi in rivoli di pianto.
Lo specchio di fronte a me riflette un volto, il mio, e guardando la fronte immagino le tenebre crescere, consumando i ricordi... un lampo, svanisce un volto amato, ancora un lampo, dove è più la spiaggia di una lontana estate?
Ancora un lampo... e ancora... ancora... I ricordi si accartocciano come fotografie gettate in un braciere, lasciando solo cenere incolore, svaniscono assieme alla mia mente con fitte di dolore acre...
"Buffo, buffo, buffo. E' proprio buffo, buffo, buffo pensare senza un cervello..." vincere la morte è più difficile ma a scacchi si può...
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(Angerhelm di Cordwainer Smith fu pubblicato in Italia dall'editore Fanucci di Roma nel volume Giù nei vecchi mondi, n. 12 della collana "Futuro").

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Il brano in background è No Future di Tom Kristoffersen, uno straordinario musicista
che ha realizzato i midi più carichi di atmosfera che abbia mai trovato sul net.
Il brano è qui riportato con il permesso dell'autore.

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