lampadario
 Cade la notte...
Una lunga ed interminabile notte insonne, nella stanza d'ospedale, gli altri pazienti dormono ma io non riesco a dormire, il bruciore all'occhio è troppo forte ed anche ad occhi chiusi vedo troppe luci per riuscire ad assopirmi, così inseguo i miei pensieri ed i miei ricordi...
Attorno a me gli altri letti con i loro occupanti, alcuni si lamentano nel sonno, troppo recente è per loro l'intervento ed il dolore ancora non si è attutito, ma è un lamento leggero quasi inaudibile, la timida sofferenza di chi è a disagio in un letto d'ospedale.
Per me è diverso, in pochi mesi cinque interventi a questo mio povero occhio dolorante, non spero più in un miglioramento ed affronto la degenza con rassegnazione. Il dolore è forte e mi tiene sveglio ma tratti lo dimentico travolto dal problema del futuro, non potrò più lavorare in queste condizioni, ma anche vivere sarà sempre più difficoltoso, leggere, passeggiare nella notte o anche semplicemente attraversare una strada...
Forse ancora non mi rendo conto che la mia vita è stata stroncata quella sera che vedevo Njinskj in tv, un tranquillo relax dopo una giornata di lavoro massacrante, poi di colpo a metà del secondo tempo scorgo fuori del campo visivo una strana macchia verde... nella notte ad occhi chiusi è luminosa, il giorno dopo la percepisco più nitidamente... sì il mio occhio iniziò a morire da quel giorno ed ora son qui, in questa notte insonne, a chiedermi quante altre notti trascorrerò insonne in ospedale prima di accettare lucidamente che ho perduto.
No non posso dormire con quest'ansia in cuore ma resto ad ascoltare i rumori leggeri che vengono dai letti accanto, alla mia destra un operato di trapianto, soffre poveretto ma è sereno: ha tanto atteso di poter vedere di nuovo... alla mia sinistra invece un operato di glaucoma, poche speranze per lui, l'intervento pare sia fallito, lui non ha ancora compreso di esser cieco ma nel sonno inconsciamente rabbrividisce e si lamenta.
Ed io non dormo, ho sonno, si credo di aver sonno eppure non riesco a dormire, non per la gente estranea che ho attorno, bene o male il dolore ci affratella, ma per un oscuro senso di sconfitta, il mio occhio muore ed io non vedo più un futuro...
A tratti un infermiere si affaccia e mi chiede in un sussurro se ho bisogno di qualcosa che mi aiuti a riposare, io accetto quello che mi dà e lo ringrazio della premura ma sento che le gocce non faranno alcun effetto e allora guardo fuori dalla finestra e contemplo la notte...
Mi piace Rieti, mi piace la sua serena tranquillità, il suo panorama chiuso in girotondo di montagne, il suo silenzio e la naturale cortesia della sua gente... ripenso a Roma, la mia città... e gli anni trascorsi si dissolvono ed io ricordo...
Amavo passeggiare la notte, in quei momenti senza tempo a tratti rotti da una rara macchina che si affrettava per andare chissà dove, le strade illuminate dalle gialle lampade al sodio, i negozi chiusi, a tratti qualche vetrina illuminata anche per la notte, un bar che si prepara alla chiusura con un assonnato garzone che rientra i tavolini strascicando i piedi... e io lì silenzioso spettatore di un mondo crepuscolare...
Era bello camminare nella notte nelle strade un pò in periferia, lì non vi erano i fanatici della Roma by night, con le loro voci insulse e chiassose e con l'alito che puzza di birreria, oh no lì vi era solo il vellutato silenzio dei ricordi di quando all'uscita dal circolo parrocchiale mi avviavo a casa dopo aver accompagnato Vanessa fino a pochi metri da casa sua...
Allora tornavo indietro assaporando nella mente il ricordo della sua voce e sentendo ancora nella mano il tepore della sua mano... quando lei non tornò più in quel grigio e lontano autunno allora presi l'abitudine di ripercorrere quelle stesse strade per ritrovare l'eco dei suoi passi, per rivivere anche per un solo istante l'illusione della sua voce gentile...
Amavo passeggiare la notte, recando con me i miei ricordi più cari ed ora qui, in questo letto d'ospedale, so che non potrò mai più ripetere quella dolce e malinconica magia, di notte son cieco ora, vedo appena un chiarore dove un tempo con la debole gialla luce del sodio avrei potuto legger senza sforzo un libro...
Una lunga ed interminabile notte insonne, ad ascoltar i lamenti o il quieto russare che aleggia nell'aria della corsia, ascolto per un pò e subito la mente fugge lontano... ho tanto amato la notte, a volte -se il giorno dopo non dovevo lavorare- restavo alzato al computer, a scrivere qualche mail agli amici, a migrare per i mille sentieri del net, a viaggiare in un mondo racchiuso dietro lo schermo di un computer verso terre che tanto volentieri avrei voluto visitare...
Mille sono gli strani rumori che popolano la notte, quei rumori che nel giorno sono soffocati dalla città che vive e solo quando la gente dorme questi si prendon la rivincita divenendo percepibili anche per chi sente poco.
Un gatto che miagola, una macchina che sfreccia lontano a quest'ora da matti, ma soprattutto il brusio dei tasti del computer ed il ronzio in testa inarrestabile e sempre crescente che mi accompagna da mesi.
Strana cosa la notte, i sogni prendono sostanza e la stanza si popola di ombre e di ricordi, di parole mai dimenticate e della voce di una persona che non vedrò mai più...
Strana cosa la notte popolata dei ricordi che l'insonnia ridesta, ricordi sempre presenti in sottofondo ma che l'insonnia ingigantisce ed io mi perdo in essi, sognando quelle strade ormai tanto lontane nel tempo e nello spazio.
La notte reca nei sogni anche i miti dell'umanità, quei sogni di un mondo più giovane che al mattino si cancellano lasciando il senso vago di aver perduto qualcosa, ma in una notte insonne posso quasi sfiorarli con le dita per scoprire che loro sono vivi e che forse sono io che non lo sono.
Fantasie, immagini che si accavallano come un caleidoscopio di colori attutiti e soprattutto questa solitudine che prende corpo e che sento sempre incombente ed interminabile.
La notte che reca sulle sue ali i sogni di un mondo più giovane, questa notte reca anche i miei pensieri che volano lontani verso terre che non vedrò mai.

Un racconto? una riflessione? Non è facile dirlo, ne abbozzai la prima parte su un tovagliolino di carta durante una nottata insonne all'Ospedale di Rieti nel dicembre 97, poi misi quelle note incomplete in forma di pagina html, ma non tra i racconti bensì tra le pagine varie e bizzarre, lo ripresi (solo poche righe) a Trieste nel maggio 98, poi durante la revisione totale del web del novembre 2000 mi è ricapitata tra le mani questa pagina incompleta e rifacendo la tabella iniziale col lampadario l'ho in pratica ampliato, a poco a poco sta diventando un racconto e probabilmente lo porrò in quel menù come racconto breve ma anche malinconico e sofferto ricordo di quelle strade tante volte attraversate con la cara Vanessa in una stagione in cui tanto ci aspettavamo dalla vita. Lei è morta, io ho continuato a vivere una vita monca, incompleta, privato dell'unica persona che mi abbia veramente e sinceramente amato...


Se vuoi contattarmi via e-mail puoi affidare la tua lettera al mio postino...
È un tipo che di giorno non lavora molto ma è attivissimo al calar della notte :)



In background Sadness degli Enigma.


Fly to the Sitemap Go to My Various Tales Go to My Novels Go to My Chess Tales Read My News in Web Go to My Middle Age Sector Search in the Desert Page about My Eye Problems :(( Go to Home Go to My Terragen Pages

A lot of surprises in my home!


This page was created by Duca Lucifero, © 1997-2003

Give Credit Where Credit Is Due - 4.052 bytes New Duke Logo - 9.785 bytes What is Copyright - 4.781 bytes
C'è chi può e chi non può...
Don't Link Directly to Someone Else's Server - 5.605 bytes Thous Shalt Honor the Artists, Writers and Creatives of this World

Visitors:
Accessi globali
all'intero web
dal 5 dicembre 1996

E-MAIL MESSENGER
Name:
E-mail:
Messaggio al Duca Lucifero

Spazio Web offerto da: