Lucifero
(A Marina Joffreau)

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Boris Vallejo
Chrome Robot


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Qui nel profondo immerso in un oceano di gelido silenzio attendo, immobile, spezzato ma non sconfitto...
Mai vinto, mai piegato, precipitato in un volo senza fine e senza tempo, angelo ribelle rubato al cielo, scacciato dalla luce in questa tenebra dove i millenni sussurrano antiche storie di gloria perduta.
Io il più grande tra gli angeli, io che parlavo a tu per tu con le stelle e con l'universo ora rimugino con incessante rimpianto per la luce proibita e rievoco la mia eterna rovina...
Scagliato nel profondo, strappato al cielo, affondo le mie unghie di giada nelle pareti di basalto che mi imprigionano da evi interminabili, scruto con i miei occhi di diamante la tenebra dell'abisso sopra di me, lontani ed indistinti lamenti di un'umanità dolente, echeggiano nell'aria immobile, lontani bagliori di fiamma che a tratti rischiarano con fosco purpureo nitore quell'abisso che io stesso ho scavato con la mia rovina...
Mai sconfitto, mai! Per orgoglio, orgoglio della mia lealtà, per fedeltà alla parola data ho subito questa condanna, non per sconfitta, mai...
Non ho rinnegato la parola data, nè la fedeltà al mio creatore ed ora sconto in eterno la mia ribellione...
Mai sconfitto mai! Sulla mia fronte di cristallo scintilla il pentalfa, come una runa scavata da quelle stelle che ora mi sono negate...
E questo furore e questo grido che erompe come cupa disperazione, questo furore che risuona per le pareti, che rimbalza per gli anfratti, questo grido che a stento trattengo non è disperazione, perchè nella mia condanna è la mia eterna grandezza, sì... angelo ribelle, ribelle per non rinnegare un giuramento di fedeltà al mio creatore, ho odiato con tutte le mie forze quell'umanità che è la causa della mia caduta, quell'umanità inerme ed indifesa, in balia degli eventi e di un cupo universo che la rifiuta, ma poi l'ho amata, protetta, ho donato ad essa quella luce di conoscenza da cui era forse per scherno tenuta lontana...
Esacrato, condannato, negletto, dilegiato in mille modi, maestro di ogni menzogna e di ogni inganno, io... il ribelle...
Questo furore che mi squassa che mi tormenta cupo, questo furore nato dall'ingiusta condanna, mi travaglia, mi rende pesante subire quest'eternità di silenzio...
Scacciato... io... fedele e leale fino all'olocausto della mia stessa potenza, più grande della intera corte di serafini, più potente della corona di arcangeli, io... il primo... io che sono stato l'orgoglio del mio creatore ora sono abominio ed il mio nome maledetto echeggia come monito per tutte le creature... È questo il premio? È questa la giustizia? Cosa importa.... ho accettato tutto questo per amore, per quella fedeltà che mai avrei rinnegato...
Mai sconfitto mai... maestro degli inganni... oh no... questo no, non ho ingannato, non ho mentito, non io...
Un'eternità di dolore, un'eternità senza redenzione, per me non vi sarà redenzione... perchè non vi fu colpa!
Scacciato dalla luce e quella luce io la porto in me!
Io porto la luce! La luce nelle tenebre dell'ignoranza...
Ma questa luce non mi rischiara, imprigionato nel buio io la dono a quell'umanità che ora amo...
Sì... amo chi fu causa della mia rovina e maledizione... perchè quell'umanità è a sua immagine ed attraverso essa rivedo Lui...
Ribelle sì... sconfitto mai!
Questa condanna l'ho subita, accettata... per amore...
E non è mai sconfitto chi per amore non rinnega un giuramento di fedeltà...
Per questo guardo verso l'alto il buio immenso che mi sovrasta con orgoglio, scintillano i miei occhi di diamante, orfano della visione del mio creatore, cerco nella tenebra un raggio di luce... che mai verrà...
Mai sconfitto, mai... scacciato ma non piegato, perchè io Lucifero, il più grande degli angeli, ho compreso che anche questa condanna ha un significato... redenzione.. per un'umanità troppo fragile ed indifesa...
Io Lucifero, ribelle per amore, attendo quella redenzione che mai verrà....

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Questo racconto, scritto nel marzo 1996, è ispirato ad un'antica leggenda persiana, nonchè al mito della setta medievale degli Ofiti, entrambi citati in Il Potere del Mito di Campbell.
Questo fu anche il primo racconto che non riversai su bbs a scopo di lettura, dopo che su agorà una moderatrice si permise di affermare che i miei racconti non mi appartenevano più dato che li avevo messi nella sua conferenza e che quindi poteva liberamente disporne, ovviamente alle patetiche farneticazioni di questa poveretta io rispondo che tutto ciò che ho scritto è e resta di mia assoluta proprietà e completa disponibilità dato che non mi risulta di aver mai ricevuto compenso né da lei né da altri, e inoltre che io li postai a solo scopo di temporanea lettura mantenendo ogni diritto su di essi, da quel momento infatti cessai di offrire in lettura i miei scritti nelle bbs e costruii i miei siti web di sicuro ben più gradevoli alla vista dei semplici testi in ascii.
Tutte le copie dei miei racconti presenti su agorà o altrove sono quindi abusive, irregolari e non gradite ad eccezione di siti che io stesso ho autorizzato come la scomparsa ezine Vuoto Negativo.

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Nel Mondo AccantoQuesto racconto fa parte del volumetto edito dalla casa editrice Tabula Fati di Marco Solfanelli, nella collana Malacandra, ad inizio 1999.

Ed era reperibile qui.

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Il brano in background è Cursum perficio di Enya.

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La traduzione è di Gianpaolo Brignolo

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