"Bella, davvero bella, il matto di donna arriva del tutto inatteso".
Ruggero rimise a posto i pezzi e si rivolse nuovamente all'amico che quell'anno coordinava il comitato per la partita in costume.
"Sarà questa la partita da rappresentare?".
Alfonso annuì e poi aggiunse "Ho ancora alcuni posti scoperti, i due re, la donna bianca e cinque pedoni. Se sei d'accordo potrei assegnarti il ruolo del re bianco".
Ruggero scosse la testa "Ti ringrazio, ma preferisco impersonare l'altro re, quello che sarà sconfitto, e ti sarei anche grato se assegnassi la parte della donna bianca a Lorena".
L'altro rimase a disagio, in silenzio, poi soggiunse "Pensi sempre a lei, vero?".
"Sì, non posso evitarlo".
"Credi che questo serva a qualcosa? Ruggero, io ti sono amico, ma non posso fare a meno di consigliarti di dimenticarla. Lei, lo sai, non ti ama, non ti ha mai amato, sei tu che t'illudi. E poi, via, non ti sembra un'idea un pò macabra? Farti uccidere, fittiziamente d'accordo, proprio da lei?".
"E' questo che voglio, so bene che lei non sente nulla per me. Ebbene, voglio vedere il suo sguardo quando mi colpirà con il pugnale da teatro, voglio vedere se nei suoi occhi vi sarà almeno un'ombra di compassione. Del resto la finzione è relativa, è come se io fossi già morto da tempo ed è lei che mi ha ucciso, con il suo disprezzo, con il suo gelido sarcasmo. Tutta la città ride alle mie spalle di questo mio amore senza speranza; ebbene, voglio vedere se anche quel giorno rideranno di me o se invece disapproveranno lei".
"lo non posso approvarti, quello che fai è ingiusto, verso di te e verso di lei, lei stessa non ti ha mai incoraggiato, fin dall'inizio ti aveva fatto capire che non ti amava, che non ti avrebbe mai amato, potevi accettare la sua amicizia, perché hai voluto rovinare tutto con la tua insistenza? Era così necessario?".
Ruggero si accese una sigaretta, ne aspirò qualche boccata, poi, guardando nel vuoto, cominciò a parlare, più a se stesso che all'amico, "L'amicizia, l'amicizia, solo una parola vuota di significato. Lorena mi offriva la sua amicizia come ripiego, per farmi ancor più pesare il suo rifiuto. L'amicizia, tu sai come io la penso, è solo un'utopia. Noi uomini siamo come radio, lanciamo ognuno il nostro messaggio su una lunghezza d'onda scelta a caso. Ognuno parla parla e parla senza nemmeno sperare veramente che il suo messaggio possa essere raccolto da qualcuno, e se per caso due persone trasmettessero sulla stessa lunghezza d'onda, nessuno dei due ascolterebbe l'altro, occupati come sono a lanciare ognuno il suo messaggio di vuoto e di solitudine interiore. Non credo nell'amicizia, non vi ho mai creduto. L'uomo è intessuto di egoismo, non ha orecchie per gli altri. Lorena mi ha offerto la sua amicizia affinchè capissi che da lei non avrei altro, mentre io ero pronto a darle la vita".
"Sei melodrammatico, ed in parte anche offensivo, credevo che mi considerassi un amico ed invece noto che il cinismo giunge a far riversare il tuo disprezzo non solo su te stesso, ma anche su coloro che hanno cercato di aiutarti disinteressatamente".
"Disinteressatamente dici? - Ruggero sorrise con amarezza - Tu forse sei in buona fede, ma sei sicuro che inconsciamente sei così altruista come dici? Forse il tuo bisogno egoistico di sentirti generoso verso gli altri...".
Alfonso si alzò seccato "Adesso basta, stai davvero esagerando, capisco che il rifiuto di Lorena ti ha dato alla testa, ma tutto ha un limite! Vuoi fare il re nero? Vuoi essere pugnalato per gioco da Lorena? E sia, in fondo la tua è una forma maniacale di autodistruzione ed io volevo solo farti ragionare. Credi forse che gli altri ti compiangeranno per questo? No, no, caro mio, ti rideranno dietro, si terranno la pancia dal gran ridere e sarai tu stesso a metterti alla berlina. Mi fai pena, Ruggero, avrei preferito aiutarti, ma sei tu che non accetti consigli. Credimi, i tempi sono cambiati, le pene d'amore oggi sono ridicole. Devi ammettere che non puoi imporre il tuo amore ad una donna, se lei non ti vuole... pace! Non sarai il primo e nemmeno l'ultimo a subire un rifiuto, ma almeno dimostra un pò d'amor proprio, farti ridere dietro in questo modo è masochismo. Comunque fai come vuoi, tu hai fatto sempre come hai voluto, dei consigli te ne sei sempre fregato e non contento di questo hai disprezzato chi te l'ha dati. Adesso scusami, ma ho molto da fare".
Ruggero girovagò fino a sera per le strade cittadine, poi si recò davanti alla casa di Lorena, indeciso sul da farsi. Le citofonò, voleva parlarle solo per due minuti. Lei scese giù con aria stizzita.
"Si può sapere cosa vuoi ancora? Ruggero, la tua insistenza mi dà fastidio. Potevi accettare la mia amicizia, sai bene come io la penso, non mi piacciono i legami, voglio mantenere la mia indipendenza. Se tu fossi stato meno insistente forse questa amicizia si sarebbe potuta col tempo trasformare in affetto, ma ora questo non è più possibile. Se ancora non l'hai capito, io non gradisco la tua presenza, non voglio più vederti. Mi dispiace di essere dura, ma sei tu che l'hai voluto".
"Eppure, Lorena, dovrai ancora rivedermi, e più di una volta"
"Che cosa intendi dire?"
"La partita in costume... io sarò il re nero e tu la donna bianca. Dovremo fare alcune prove prima della rappresentazione finale. Tu dovrai rivedermi, anche se non vuoi".
"E se rinunciassi a partecipare?"
"Ti prego di accettare, poi non mi vedrai più, è una promessa"
Lei parve titubare, poi assentì "Va bene, almeno riacquisterò la mia tranquillità, ma non credere che questo cambi qualcosa, dopo la partita tu non mi cercherai più".
Passarono come in un lampo le due settimane di prove e Lorena non cambiò il suo atteggiamento di intransigenza.
Sulla scena venivano usati pugnali da teatro a lama retrattile, con cui i "pezzi" uccidevano simbolicamente i pezzi avversari, che venivano poi portati via dalla scacchiera da inservienti in costume medioevale. Ogni volta che nelle prove Lorena doveva colpire Ruggero il suo gesto era iroso, lo colpiva quasi con sadismo, forse con il vago desiderio che la lama penetrasse nel cuore di lui, invece di rientrare nel manico. Quando i loro sguardi s'incontravano, in quelli di lei leggeva solo fastidio ed antipatia. Lorena, lui lo capiva, non lo avrebbe mai amato e quell'ultimo tentativo era fallito, come tutti i precedenti.
Giunse il giorno della partita di fronte al pubblico. Numerosi turisti affollavano già la piazza della scacchiera. Ruggero giunse con notevole anticipo e si diresse agli spogliatoi dei partecipanti alla partita. Trovò quello dove erano già stati portati gli abiti della regina bianca e dal mucchio ne trasse il pugnale. Lo guardò a lungo. Lei avrebbe effettuato un'unica cattura in tutta la partita. ma sarebbe stata quella più importante, quella del re avversario, la sua. Sorrise mestamente e dal borsello sfilò un altro pugnale, identico al precedente. Lo soppesò per qualche istante, poi scosse la testa ed effettuò la sostituzione. Si allontanò girovagando fino a che i "pezzi" non cominciarono ad arrivare.
Vide Lorena e le sorrise, lei passò oltre senza rivolgergli la parola. Anche Ruggero si diresse al suo spogliatoio e cominciò meticolosamente a prepararsi per la partita. Poi si diresse all'uscita, al controllo. Per misura precauzionale provarono il suo pugnale due volte, poi, soddisfatti, glielo restituirono.
Restò lì a guardare i controlli successivi. Quando fu il turno di Lorena, lui osservò con un pò d'ansia. Per due volte la lama rientrò, ma dentro il manico, lui lo sapeva bene, una piccola molla era scattata. Il controllore riconsegnò il pugnale a Lorena e prese quello del successivo, mentre Ruggero, Lorena ed alcuni altri si dirigevano verso la scacchiera per prender posto. Lei lo ignorava volutamente e lui la fermò.
"Lorena, volevo dirti addio ora, nulla è cambiato?"
Lei lo fissò freddamente "Nulla, ricorda la tua promessa, dopo la partita non voglio più vederti"
"Non temere, manterrò la mia promessa"
Per tutta la partita la fissò in silenzio, mentre dietro di lui s'intrecciavano i commenti maliziosi dei concittadini. Ridevano di lui. Alfonso aveva avuto ragione, i tempi erano cambiati, un secolo prima le sue pene d'amore avrebbero mosso a compassione, ora suscitavano solo ilarità. Ignorò gli sguardi dei vicini ed effettuò le due catture dei pezzi bianchi scagliati all'attacco, il doppio sacrificio era giunto, ora toccava al cavallo stanarlo.
Il cavaliere bianco effettuò la sua mossa ed annunciò lo scacco con una venatura di sarcasmo. Lui non se ne curò ed uscì allo scoperto.
Lorena avanzò con calma, quasi pregustando la fine di quella seccatura, e lo fronteggiò estraendo lo stiletto. Ruggero la guardò mentre lei lo pugnalava. La lama bloccata non si ritrasse e penetrò profondamente nel petto di lui. Le risatine ironiche cessarono di colpo, mentre il sangue si allargava come un fiore di morte sul cuore di Ruggero. Il volto di Lorena divenne una maschera d'odio e lei colpì ancora, ancora e ancora...
La fermarono a fatica, tra le urla dei presenti. Il vestito bianco era schizzato di sangue e la mano stringeva ancora lo strumento di morte. Lei si divincolò ancora a lungo e prima di essere portata via a braccia, riuscì ancora una volta a colpire Ruggero, ma non potè cancellargli dal volto il sorriso.
Lui rimase lì in terra, con gli occhi vitrei fissava il cielo e sorrideva... sì, sorrideva enigmaticamente e nessuno capì se il suo sorriso fosse a causa di quella strana vendetta o di che altro. Lo coprirono pietosamente con un lenzuolo bianco, su cui a poco a poco cominciarono ad allargarsi numerose chiazze purpuree, colore del tramonto, come rose di Natale su di un cespuglio di neve, mentre da lontano s'annunciavano le sirene dell'autoambulanza...
In questo periodo vidi pubblicati solo 2 racconti in sette numeri, questo fu l'ultimo dei racconti vari apparsi su Due Alfieri, oltre tutto anche un pò, dopo di esso seguirono le 5 puntate dell'Inviato all'Inferno e con l'ultima di queste ebbe termine un periodo di ben cinque anni di collaboratore alla rivista, i salti di numero della mia rubrica non erano dovuti a miei ritardi, presso la rivista in attesa di pubblicazione vi erano svariati brani, ma al fatto che in ogni numero vi erano sempre cose "irrinunciabili" che dovevano prevalere sui miei testi, un vero peccato in quanto senza questa ridicola manfrina di sicuro non avrei mai cessato di scrivere ed oggi avrei molto di più da offrire ai visitatori del mio web.