Il Re in Nero
(pubblicato su Due Alfieri n. 9 di Dicembre 1979)

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Boris Vallejo, 24.128 bytes

Boris Vallejo
Eternal Champion


"Non è morto ciò che in eterno può attendere,
ma col passare di strane ere, anche la morte muore."
(Abdul Alhazred, Necronomicon)

"Maestà, comincia ad albeggiare, l'esercito di vostro fratello Gav è già schierato sul fondo della valle, posso scorgere da qui le insegne garrire al vento e vedere l'eccitazione fremente serpeggiare tra quelle odiate legioni, ma anche le nostre schiere sono pronte per donarvi dopo tanto tempo quella vittoria tanto a lungo sognata... abbiate fiducia e vedrete che i vostri uomini vi ripagheranno gettando le loro eroiche vite sul campo, per la vostra gloria, gridando alto nel cielo il vostro nobile nome!"
"Troppe volte ho sperato in un impossibile trionfo, mio saggio amico, ma gli dei sono contro di me e pur tuttavia non posso rifiutare il nuovo scontro, sono stanco, ho su di me la lacerante delusione di lunghi secoli di brucianti sconfitte, non vedo la fine di questo inferno, vorrei poter riposare infine! Perché questo nuovo tormento?"
"Maestà, oggi, lo sento, è il giorno del vostro trionfo, le nostre coraggiose legioni non tradiranno la vostra attesa, guardate... la guardia reale di vostro fratello avanza già ratta sul campo, è il momento atteso, che gli dei siano con noi! Almeno una volta... Sentite... come alto si leva il grido Talhend trionferà! Sorridete alla guardia reale che già si scaglia incontro al nemico, essa si coprirà di onore e di sangue per voi!"
"Guardate, ci sono riusciti! Hanno fermato la legione reale e già a destra un'altra li attacca (1), mandiamo in loro soccorso un'altra legione o fidiamo nel loro coraggio? Voi siete il padrone delle nostre vite, a voi spetta la scelta..."
"Se sono quegli eroici guerrieri che dicono di essere, ebbene, affrontino il nemico! Se valgono, loro sarà il trionfo, altrimenti che cadano sul campo! Non ho bisogno di codardi, ma di uomini, per la mia gloria!"
"E sia! Guardate Sire, i vostri uomini non sono dei vili e, con coraggio, affrontano il nemico che già cede alla loro furia, guardate come le armi rutilanti colpiscono facendo zampillare il rosso sangue, guardate come gli spiriti vitali abbandonano i corpi nemici... guardate come l'eburnea legione cade... hanno trionfato e conquistato una importante posizione, sorridete, signore, agli eroi!"
"Nobile amico, mio fratello Gav non è uno stupido, innumerevoli battaglie l'hanno provato e, vedi, già attacca la nostra legione con un'altra delle sue... sono lontani, forse adesso dovremmo mandare aiuti, ma temo di disunire le nostre schiere, che fare? Non so, è questa dannata incertezza che mi perseguita da sempre, inoltre sono troppo stanco, troppe sconfitte e mai una sola vittoria."
"Signore, sapete bene che la vostra prima vittoria sarà definitiva, lasciate fare alle vostre armate... Vedete? Già affrontano i nuovi nemici con tripudio, ascoltate come il vostro nome alto si leva nell'aria... Ecco un nuovo trionfo! L'invitta legione si apre un varco verso le retrovie del nemico..."
"Poco mi fido, guarda come sembrano ignorare la nuova sconfitta, una colonna di elefanti ha preso posizione alle spalle dei nostri, senza timore, è una tattica strana ed arrogante: io temo e sento nel cuore l'urlo di oscuri presagi, perché la nemica legione non reagisce all'attacco dei nostri? Perché rimane ferma ed in silenzio? Vorrei mandare degli altri rinforzi, ma ormai sono troppo lontani, non posso più proteggerli, sono stanchi e la loro vita canta con voce di cigno sul filo delle spade..."
"Tripudio! Ancora un trionfo vi dona l'invitta legione e ancora avanza stampando orme nel sangue del nemico sbaragliato per portare l'attacco verso avversari più potenti ed esperti di loro. Sole... fermati nel cielo! Irradia la tua gloria sull'eroica schiera!"
"Guarda... ciò che temevo si avvera, si sono troppo addentrati ed una colonna di elefanti sta facendo scempio di loro, oh dei, vederli cadere e non poter inviare soccorsi..."
"Signore, hanno dato le loro vite per voi, cos'altro potrebbe desiderare un eroe? Approfittiamo del varco insperato, lanciamo i nostri elefanti contro l'odiato monarca..."
"Mi appare tutto così strano, così inaspettato, abbiamo abbattuto tre legioni nemiche perdendone una, i nostri elefanti penetrano nelle odiate schiere, eppure, temo l'insidia nascosta..."
"Io non vedo insidie, ma solo una disperata carica di cavalleria contro i nostri poderosi elefanti, a che serve una così sterile difesa? Approfittiamo del trambusto, una loro legione è ancora indifesa, i cavalleggeri scalpitano, due balzi ed è spazzata via, oggi è giorno di gloria, maestà!"
"E sia, il tuo entusiasmo mi esalta, voglio credere concluso il mio millenario tormento, però non capisco cosa medita Gav, mio fratello, a che serve celarsi dietro altri cavalli, perché abbandona alla morte la sua guardia reale? Forse i demoni dell'aria hanno fatto il nido nel suo guasto cervello o forse qualcosa si cela nella sua ribalda follia?"
"Null'altro che infame terrore! Perché temere? Anche la guardia reale è caduta e sanguinosa si appresta la battaglia, udite il selvaggio nitrire dei destrieri, udite il barrire degli elefanti, sangue a fiumi è già scorso, ma un mare ancora attende di riversarsi sull'arida piana..."
"Cosa vedo! Forse le passate vittorie hanno reso vile Gav, mio fratello? Perché si rintana dietro i carri come una donna tremante? Perché non osa reagire all'attacco? Io non temo, ho troppo atteso questo momento... avanti cavalleggeri, avanti con gli elefanti, spezziamo l'infida difesa!"
"Signore, quest'ultima azione non ha dato i frutti sperati, la cavalleria nemica è stata distrutta, è vero, ma le nostre forze impegnate sono entrambe cadute, ed ora una nostra legione indifesa chiede soccorso, conviene che sposti altrove il campo, per meglio controllare l'attacco nemico"
"È giusto, ora il nostro vantaggio è enorme, non è il caso di perdere legioni senza motivo, proteggi la nostra indifesa, ma soprattutto fronteggia Gav, controlla le sue infide mosse"
"Attenzione, un carro nemico punta contro di voi, è sciocco restare all'aperto, la vostra vita è preziosa, la tenda che ho lasciato vi attende, essa può darvi un buon riparo, approfittatene, ma al più presto, sire..."
"Dei impietosi, non capisco, di colpo sfuma il nostro attacco impetuoso, non solo, ma dobbiamo anche cercare rifugio!... Attento, nobile amico, una legione suicida ti attacca da destra, colpisci, presto colpisci!"
"Era un tranello! Ora sono da tutte le parti! La legione rimasta indifesa è caduta ed ora gli elefanti nemici caricano i carri da guerra! Non possiamo perderli assolutamente!"
"Allora rispondano all'attacco! Ma presto, sono chiuso da tutte le parti, scarso è il riparo... attacca Gav, se puoi, è troppo tardi per lanciare altri all'attacco..."
"Maestà, il generale nemico ha impudentemente piantato le tende qui di fianco, a manca..."
"Attacca allora, che attendi?"
"Non posso è di certo un astuto tranello per lasciarvi senza difesa!"
"Ma li sei perduto! Presto, riparati qui davanti, che ancora puoi darmi difesa"
"Ecco il tranello! Gli elefanti puntano contro di voi, a me l'onore di affrontarli... Per gli dei, era ancora un infame tranello! Il generale nemico vi attacca..." (2)
*****
"Ma che modo idiota di prendere matto!"
Ero proprio fuori di me, fino a poco prima cantavo vittoria, poi all'improvviso la doccia fredda della sconfitta, era umiliante perdere così.
"Mi hai attirato nella trappola - ripresi - quei pedoni regalati mi hanno impedito di tirar fuori gli altri pezzi. Possibile che non c'era più difesa?"
"Assolutamente no, vedi, quasi tutti i pezzi che hai mosso li hai persi, io invece ho approfittato dei sacrifici di pedoni per portare i miei pezzi all'attacco, il fatto che ti sei trovato chiuso è la conferma di tutti i tuoi errori!"
"Eppure... non discuto sui tuoi meriti, ma forse molto è imputabile alla scacchiera, non sono abituato a pezzi così inusitati: carri, elefanti..."
"Sono i pezzi classici! Questa scacchiera è antichissima, l'ho comprata in oriente e chi me l'ha venduta ha detto che è la prima, quella originale!"
"I mercanti quando vendono inventano un sacco di fandonie, non mi dirai che ci credi sul serio! Certo, avrà i suoi anni, è molto consumata... chissà quanti ci avranno giocato prima di noi, alcune figure sono quasi irriconoscibili per l'usura."
"Lo so, è questo che mi dà i brividi, pensare alle innumerevoli partite che vi sono state giocate!"
"Ma dove l'hai trovata?"
"A Bombay, l'altr'anno, in un piccolo bazar di periferia, il mercante aveva molta fretta di sbarazzarsene, ha accettato la prima offerta senza contrattare."
"Strano, davvero strano, non è il comportamento tipico dei mercanti orientali, io al tuo posto ci sarei tornato il giorno dopo, per vedere se voleva sbarazzarsi di qualcos'altro, non si sa mai..."
"È quello che ho fatto, ci sono tornato, ma ci credi se ti dico che in quella via non c'è mai stato un bazar, ci credi?"
Sentii un brivido per la schiena, ora la scacchiera mi appariva sotto una luce diversa, quasi malefica, cercai di ridervi sopra scrollando le spalle.
"Ti sarai sbagliato, forse ricordavi male il posto..."
"Vedi, nel punto dove c'era il bazar, ci trovai un prato, la casa era sparita, e una casa non sparisce in una notte..."
"Ci sarà pur stato qualcuno che hai visto o che ti ha visto quando sei andato lì..."
"Infatti, ho incontrato un vecchio mendicante che la sera prima mi aveva indicato la strada, ma sembrava che ridesse di me, ho cercato di parlargli, di fermarlo, quello niente, ha girato un angolo ed è sparito, senz'altro rintanandosi in uno di quei sudici viottoli, quando ho visto che non c'era nulla da fare me ne sono tornato in albergo"
"Ora che ci penso, prima hai detto che ti dava i brividi pensare alle innumerevoli partite giocate con questa scacchiera, forse è per via del mistero del bazar fantasma?"
"Tutt'altro, il mercante che me l'ha venduta mi ha anche raccontato una strana storia... conosci la leggenda di Firdusi?"
"Sì, certo, quella dei due fratelli, in cui il maggiore, buono, uccide il minore, malvagio, e per essere perdonato dalla madre ricostruisce la battaglia su una tavola, per dimostrare che non aveva colpa della morte del fratello... Ma si tratta di un mito, non c'è nessuna prova storica di tale fatto!"
Prese uno scacco, distrattamente, osservandolo come per imprimersi i dettagli in mente, sembrava essersi dimenticato della mia presenza, ma compresi che quello che stava per dirmi era incredibile e stava cercando le parole adatte, affinché lo ascoltassi fino in fondo, poi alla fine si decise...
"Bene, il mercante era dell'opinione che questa che vedi fosse la scacchiera della leggenda..."
Non mi stupì come credeva, perché dentro di me cominciavo già a convincermi della cosa, ma lui voleva essere incoraggiato ad andare avanti, perché c'era dell'altro, lo sentivo...
"Addirittura! Questo intendevi quando poco fa dicevi che era la prima?", dissi fingendo il massimo stupore.
"Non solo - esitava - ma c'è di più, questi scacchi sarebbero vivi..."
Questa volta la mia sorpresa fu autentica, la sua affermazione era davvero inaspettata.
"Vivi? In che senso, scusa?"
Mi tese il pezzo che da qualche minuto si stava nervosamente rigirando in mano, era il re nero.
"Osservalo attentamente" disse porgendomelo.
Lo osservai, era molto consumato, ma la bellezza dell'intaglio lo rendeva un pezzo di gran pregio, l'ignoto artista aveva fatto miracoli... però qualcosa nei tratti del volto, nella piega amara delle labbra, sembrava irradiare disagio, amarezza, dolore...
"Hai ragione, sembra davvero vivo - dissi - questo intendevi vero?"
Scosse la testa si accese un sigaro e riprese.
"Non ho detto che sembrano, ma che sono vivi! Nel re bianco vi sarebbe imprigionato lo spirito di Gav, il primogenito, e nel re nero quello di..."
"Talhend!"
"Esatto..."
"Ma tutto questo è assurdo! - ero sconcertato - Siamo alle soglie del ventesimo secolo, e tutto questo ha l'aria di medioevo, magia, possessione diabolica, non ha senso!"
"Beh hai visto con che facilità ho vinto, eppure non sono mai stato un gran giocatore, lo sai bene!"
"Possiamo fare un'altra partita, se vuoi... prendi pure i bianchi, per me è indifferente."
"Allora perderesti di nuovo! Perchè chi gioca con i bianchi vince contro qualsiasi difesa, sconfigge qualsiasi giocatore, l'ho sperimentato più volte, è incredibile!"
"In tutta sincerità devo confessarti che in certi momenti avevo la netta impressione che fossero i pezzi a muoversi tra le mie dita, credevo fosse solo una mia impressione, ma ora comincio a dubitarne"
"Io l'ho scoperto dal primo istante, inizialmente mi ha divertito l'idea di vincere a colpo sicuro, poi invece il pensiero di uccidere il re nero ad ogni nuova partita è diventato sempre più opprimente ed ho cominciato a sentirmi colpevole; per mettermi in pace con la mia coscienza ho cercato di perdere almeno una partita... ma è impossibile!"
"Ma se ciò accadesse?"
"Nell'eventualità della sconfitta del bianco la tortura di Talhend avrebbe termine e questi diventerebbero dei normalissimi scacchi. Ma la leggenda dice che Talhend dovrà morire tante volte quante sono le possibili partite giocabili affinchè il suo debito possa considerarsi estinto."
"Uhm... è una punizione durissima, le possibili partite sono praticamente infinite, nemmeno giocando fino alla fine dei tempi s'intaccherà mai l'immenso oceano delle possibili configurazioni, delle possibili varianti... La durata delle fiamme dell'inferno è nulla in confronto a questo! L'aver impugnato le armi contro il fratello non può giustificare una pena simile..."
"E la condanna di Gav ti pare poca cosa? A lui non pensi? Lui è condannato per l'eternità a ripetere il fratricidio, senza poter far nulla per impedirlo. A questo non avevi pensato?"
È vero, tutto preso dalla sorte assurda di Talhend non mi era passato per la mente che Gav non aveva di che essere allegro, fino alla fine dei tempi qualcosa lo avrebbe costretto a ricordare il suo crimine, ma perchè tutto questo?
"Non hai risposto alla mia domanda, perché una condanna così dura per entrambi? Cosa può giustificarla?"
"Firdusi dice che Gav era il fratello buono, eppure... tu chi assolveresti dei due?"
"Talhend, naturalmente... o no?"
"Per poter rispondere bisognerebbe sapere cosa è il bene e cosa è il male, poiché entrambi sono aspetti della stessa medaglia e ognuno ha necessità dell'altro per poter esistere a sua volta. Il bene e il male... Ormuzd e Arimane... Due aspetti un'unica natura. Chi ci garantisce che il trionfo del bene sia veramente un bene? È concepibile un bene senza il male ad esso correlativo? A parole noi parteggiamo per l'eroe positivo, ma inconsciamente possiamo affermare la stessa cosa? L'eroe positivo spesso suscita invidia, odio addirittura, mentre quello negativo no! Il Passatore era un brigante, eppure la tradizione ne ha fatto un difensore degli oppressi, lo stesso dicasi per Jesse James, Billy the Kid e tanti altri, null'altro che criminali e tagliagole che col tempo si sono trasmutati assumendo un alone di eroe romantico! L'eroe positivo invece suscita ripulsa in noi, anche se tale sentimento ci suscita stupore. Perché questo avviene? Quali strane forze si agitano nel nostro animo? Forse la mugghiante bestia primordiale che giace imprigionata dentro di noi ancora oggi esige il suo tributo? Sono passati eoni di tempo eppure nulla è cambiato dentro di noi, la patina della coscienza sociale è sempre pronta a lacerarsi e non non facciamo, non vogliamo fare nulla per impedire che ciò accada... Così per i due fratelli, invece di godere delle infinite morti del reo, ci sentiamo in colpa per averle causate, bramiamo il suo trionfo affinché possa raggiungere la pace. Forse avrò torto, ma l'ignoto artista che scolpì la scacchiera, conosceva l'animo umano più di quanto lo possa o lo potrà mai conoscere la nostra scienza. Forse la leggenda è solo una fantasia e null'altro, forse il vincere sempre con il bianco è frutto dell'innaturale suggestione della leggenda stessa, chi può dirlo? Chi siamo noi per poterlo negare? Noi che a fatica giungiamo a comprendere noi stessi nel corso di tutta una vita, per poi ritrovarci di fronte al dubbio che tutto è una burla, un assurdo scherzo del destino, che in definitiva noi non siamo più liberi di questi pezzi di scacchi, che ci impongono persino le loro mosse... È questo il vero segreto della scacchiera? È questo il vero senso della vita stessa? Non lo so, forse non lo saprò mai e forse preferisco non saperlo..."
Non avevo riflettuto su questi aspetti del senso stesso della nostra vita ed il lungo discorso mi sconcertava, perchè incrinava alla base tutte le mie idee e la mia stessa coscienza di uomo, il fatto che la mia autodeterminazione venisse così beffeggiata, tanto che persino un pezzo di scacchi potesse impormi la Sua mossa fu per me motivo di angoscia per lungo tempo. Perché ciò accade nonostante tutti i nostri sforzi, nonostante tutta la nostra presuntuosa superiorità, ciò accade proprio quando ci sentiamo padroni del creato, cominciamo appena a sorreggerci in aria, a lanciare i nostri messaggi col telegrafo irridendoci delle distanze ed ecco... contiamo meno di un pezzo di scacchi...
Avevo poco prima compianto la sorte di Talhend, ma ora sentivo quasi di invidiare la sua sorte, almeno lui uno scopo lo aveva: vincere la partita della sua redenzione, ma noi?
Qual'è il nostro scopo?... sempre che ne abbiamo uno...
Salutai il mio amico, non avevo più voglia di giocare, o almeno non su quella scacchiera e me ne tornai a casa con una pesante amarezza dentro ed un gran senso di vuoto che gli anni trascorsi non hanno nemmeno scalfito.
Non lo vidi più da allora, i miei impegni mi portarono in un'altra città, conobbi altra gente, altri ambienti, ma non dimenticai mai quella serata in casa sua, ricordo che prima di congedarmi disse che quella giocata con me era l'ultima partita, non avrebbe mai più usato quella scacchiera maledetta, non feci commenti, era giusto, avrei fatto anche io lo stesso.
Dopo molti anni cercai sue notizie, un suo lontano parente mi disse che era morto durante la disfatta di Caporetto e che tutta la sua roba era stata venduta... Tutto venduto!
Anche la Scacchiera!...
Mi sono chiesto molte volte che fine abbia fatto, in questi anni, chissà se l'ignoto proprietario sospetterà mai il segreto di quei pezzi consumati dal tempo... forse sarà andata distrutta, ma non lo credo... o forse, polveroso soprammobile, giace dimenticata in attesa di una nuova partita, chissà...
Non ho mai cercato di rintracciarla, meglio così, meglio che l'oblio ricopra pietoso quel segreto che non avrebbe mai dovuto essere rivelato, certe cose è meglio che restino ignorate, se conoscerle può essere così duro...
Ma nonostante tutto il mio pensiero torna sempre alla stessa eterna domanda... Riuscirà un giorno Talhend a vincere la sua partita? Nascerà un giorno un giocatore tanto forte da infrangere l'antica maledizione? O forse il tempo irridente infilerà come grani di un rosario senza fine sconfitte su sconfitte? Sconfitte infinite come granelli di sabbia, infinite come le gocce del mare, infinite come le stelle nel cielo...

"Maestà, comincia ad albeggiare, l'esercito di Gav, vostro fratello, è già schierato sul fondo della valle, posso scorgere i suoi stendardi garrire al vento ed i concitati preparativi per la nuova battaglia, ma anche noi siamo pronti per donarvi quella vittoria troppo a lungo sognata..."

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Note:
(1) La partita è vista dalla parte dei neri, pertanto per "destra" si intende "a destra del nero".
(2) A questo racconto fu abbinato un concorso, nella prima parte del testo infatti è nascosta una partita effettivamente giocata...
Il bando diceva:

Concorso Special Natalizio
abbinato al racconto "Il Re in Nero"
Il lettore che desidera partecipare deve rispondere alle seguenti domande:
1) individuare le mosse esatte della partita citata nel racconto;
2) dove e quando fu giocata;
3) tra chi fu giocata;
4) in quale pagina del Manuale Teorico Pratico delle Aperture del Porreca è riportata.

Tra tutti coloro che faranno pervenire entro il 30 gennaio 1980 la soluzione completa, sarà sorteggiata una pubblicazione scacchistica o un libro d'arte.

Il concorso ebbe un buon successo, parteciparono in parecchi e 7 risposero esattamente a tutti i quesiti, tra questi venne sorteggiato il sig. Perozzi Magno che si aggiudicò il premio in palio.

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Il brano in background è The Arrival of Queen Sheba by Georg Frederic Haendel.

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