Dal nostro inviato... all'Inferno
Parte Seconda
(pubblicato su Due Alfieri n. 26 di Settembre/Ottobre 1982)

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Boris Vallejo
Queen's Sceptre


«È arrivato! È arrivato!». La notizia corse di bocca in bocca, raggiungendo in poco tempo tutti i tavoli. In breve tutti i più giovani abbandonarono il gioco dirigendosi verso l'entrata delle rispettive sale. Rimasero al loro posto solo i più vecchi, che perplessi si guardavano in giro, scambiandosi occhiate interrogative e cercando senza speranza di fermare i loro riottosi avversari, mentre gli arbitri sorridevano scrollando le spalle.
Anch'io cercai di svicolare. Erano anni che attendevo con impazienza, come tutti del resto, il suo arrivo. Ma il vecchio Grob [1] fu più veloce, mi afferrò al volo per il braccio, scuotendomi interrogativamente.
«Ma si può sapere che vi prende? Chi è arrivato? Non potete aspettare il termine del turno? Avrete tutto il tempo per vederlo giocare e per giocarci, che fretta c'è?».
Rimasi a disagio a guardare l'uscita mentre Grob insisteva, senza mollare la presa: «Chi è arrivato?».
«Lui! Non capite?».
«Lui chi?». Allora sorrisi: è vero!, i più anziani ospiti del torneo non potevano sapere cosa rappresentasse per noi.
«È arrivato Bobby, il grande Bobby Fischer,
[2] il più grande giocatore di tutti i tempi! C'era molta attesa per il suo arrivo, da quando si era sparsa la notizia del malore che lo aveva colpito! Ed ora anche lui è fra noi...».
«Se è davvero così grande sarà allora divertente vederlo giocare contro Greco, il Puttino, Ruy Lopez, Morphy,
[3] quando sarà il momento... Ma sì, andiamo a ricevere il nuovo ospite».
Ci recammo all'uscita della sala e disponendoci come gli altri lungo il corridoio lo vedemmo passare mentre si dirigeva alla sala F. Scossi la testa: «Ma perchè non lo fanno giocare subito con Morphy?
[4] Ci vorranno anni prima che incontri tutti quelli della sua sala!».
«È la regola del torneo. Solo dopo terminati gli incontri nella propria sala si può passare ad un'altra, ma negli intervalli di gioco è possibile organizzare sfide con chiunque: avrai modo di vederne di interessanti. A proposito, ce n'è una proprio domani: Staunton
[5] ha finalmente accettato di battersi con Morphy, se ti interessa potrai seguire l'incontro sul circuito televisivo interno».
«E non ti sembra triste che solo adesso questo incontro possa avere luogo? Morphy abbandonò il gioco forse proprio a causa del rifiuto di Staunton ed il mancato incontro fu per lui motivo di profonda amarezza...».
Quando Fischer si fu allontanato Grob mi chiese se volevamo riprendere l'incontro.
«Ancora un istante, vorrei conoscere la reazione di Fischer, quando si è ritrovato qui da noi».
Mi rivolsi ad un vicino che scosse la testa. «Chiedi a Greco, era al bar vicino al tavolo iscrizioni quando Fischer è arrivato».
«E dov'è ora Greco?». Attesi mentre si guardava in giro.
«Ah!, sì, eccolo lì, vicino l'entrata della sala H...»
Ringraziai e dopo aver detto a Grob che ci saremmo rivisti dopo pochi minuti al nostro tavolo, mi diressi verso quello che era stato uno dei miei precedenti e vittoriosi avversari.
«Chiedo scusa se interrompo - esordii - mi hanno detto che eravate vicino al tavolo quando Fischer è arrivato...».
«È vero». Poi mi osservò attentamente. «Mi sembra di conoscervi, ho già giocato con voi?».
«Sì, è stato anni anni fa, ero appena arrivato qui ed avete vinto voi con un bellissima partita... ma io volevo sapere qual è stata la reazione di Fischer quando si è trovato fra noi, come l'ha presa, insomma!».
«Ah già... sì, è stato divertente, voleva giocare in sala separata,
[6] solo con i campioni, pretendeva una certa scacchiera, [7] ha cercato di sollevare grane a non finire. [8] Insomma, non era sorpreso di trovarsi qui, era invece sorpreso che non gli si desse l'importanza che gli spettava. L'incaricato ha cercato di farlo ragionare e alla fine ha dovuto minacciarlo di riservargli il trattamento dei comuni mortali, di sbatterlo, cioè, nel girone degli iracondi. Poi il buon senso ha prevalso quando Fischer ha avuto l'assicurazione che nei turni di riposo avrebbe potuto sfidare chi voleva, con le modalità da lui richieste compresa la sala chiusa e compagnia bella. Ma è vero che è così grande come dicono? A me è sembrato un pò tocco.»
«Fischer non è grande, è il più grande, ed anche prima era un pò... bizzoso, ma bisogna riconoscere che grazie a lui gli scacchi ebbero un notevole rilancio
[9] e la grande bellezza del suo gioco gli fece perdonare certi atteggiamenti stravaganti...».
Salutato Greco, non persi altro tempo e tornai in sala per terminare la partita. Per un soffio riuscii ad aggiudicarmi la patta. Consegnai il testo della partita all'arbitro e controllai sul terminale la mia posizione in classifica. Ero sempre in zona centrale, ma i miei progressi erano costanti, i lunghi anni di pratica avevano reso il mio gioco più incisivo e secondo le proiezioni del computer entro un centinaio di turni avrei potuto inserirmi nella rosa dei primi diecimila della mia sala.
Mi recai in sala F. Fischer stava giocando, ma intorno al suo tavolo non c'era nessuno. Un pò sorpreso mi avvicinai e l'arbitro prontamente mi fece segno di rimanere a distanza. «Per evitare contestazioni», disse. Accettai di buon grado. Al termine della partita l'arbitro, nel ritirarne il testo, consegnò a Fischer un fascio di richieste di incontri che tutti, o quasi i tutti, i campioni del passato avevano via via compilato. Fischer li esaminò uno per uno, poi si soffermò su un nome e lo scandì ad alta voce: «Morphy!».
Diedi un sobbalzo, forse avrei presto visto l'incontro più importante di tutto il torneo. Rimasi in ansiosa attesa mentre egli meditava, poi si rivolse all'arbitro: «Accetto questo!».
Era fatta. Tutti avevano sospeso il gioco per sentire meglio, ma Fischer riprese a parlare e la sua nuova richiesta ci lasciò di sasso: «Per giocare voglio la scacchiera di Reykjavik, altrimenti non se ne fa nulla».
Si alzò e si diresse verso l'uscita.
L'arbitro era rimasto senza parole, ma si riprese e lo fermò dicendogli che era impossibile. Sarebbe stata un'impresa infernale rintracciare quella scacchiera...
«Giusto - sogghignò Fischer - un'impresa infernale, quindi chi meglio di voi? Niente scacchiera, niente sfide. Pensateci!».
Se ne andò senza voltarsi.
«Cos'ha di speciale quella scacchiera?», chiese uno dei presenti.
«Su quella scacchiera conquistò il titolo di campione del mondo, ma ora la scacchiera è introvabile, fu rubata anni fa e non è più tornata in circolazione».
«Ma allora fatene una copia, non dovrebbe essere difficile, almeno non per voi!».
«La scacchiera fu firmata dai giocatori e dall'arbitro. Questo la rende unica ed irripetibile!».
Passarono alcuni giorni poi accadde un fatto nuovo. Mi trovavo in una saletta adibita alle analisi a colloquiare con un arbitro, quando si fece avanti un individuo incredibilmente anziano, che fu subito accolto con deferenza dal mio interlocutore: «L'avete trovata quella scacchiera?».
L'arbitro scosse la testa: «Finchè il ladro è in vita non potremo mai sapere chi è. Anche noi abbiamo i nostri limiti. Quando arriverà all'inferno sapremo dov'è e recuperarla sarà facile».
Il vecchio annuì, poi riprese: «E se della cosa mi interessassi io? Ho l'autorizzazione ad esaudire qualsiasi richiesta del mortale».
«Avete carta bianca, purchè ci portiate quella maledetta scacchiera. Farò in modo che voi abbiate l'autorizzazione per tornare sulla terra e avrete tutto il tempo che desiderate».
«Un anno è sufficiente, solo - indicò il suo aspetto - sarebbe meglio che mi ringiovaniste un poco, e non temete, non ho alcun desiderio di trattenermi più a lungo nel mondo dei vivi, è troppo cambiato dai mie tempi, qui si sta meglio!».
Si allontanarono per un pò poi l'arbitro tornò nella saletta visibilmente sollevato ed io ne approfittai per chiedergli spiegazioni.
«Chi è quel vecchio? Perchè mai avete tanta fiducia in lui? Non temete che possa approfittare di questa occasione per trattenersi più del dovuto tra i vivi?».
«Quel vecchio partecipa al torneo da oltre mille anni, non si può non avere fiducia in Abul Qasim».
Scrollai la testa: «Il nome non mi dice nulla e poi come fate ad essere certi della sua parola? Dopo mille anni qui dentro potrebbe essere desideroso di tornare a vivere...».
«Già alcuni anni fa tornò sulla terra; fu quando ebbe l'incarico di rintracciare la scacchiera originaria
[10] e mantenne la parola data. Strano che tu non abbia mai sentito parlare di lui».
«Il suo nome mi è ignoto, e poi perchè proprio a lui fu dato l'incarico di ritrovare la scacchiera mitica?».
«Perchè la conosceva bene, dato che l'ha descritta per primo e quindi solo lui poteva riconoscerla». Rimase un istante in silenzio, poi riprese: «Il suo nome ti è ignoto, ma forse conosci il suo soprannome».
«Ovvero?».
Sorrise bizzarramente: «Firdusi,
[11] naturalmente, e chi altri?».
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1. Grob fu l'ideatore dell'insolita apertura di pedone g2-g4, che porta il suo nome. [Return]
2. Bobby Fischer per la mia generazione fu assai più di un mito, la sua straordinaria abilità di gioco gli consentì di infrangere la supremazia sovietica schiacciando nel torneo mondiale l'avversario Boris Spasskji. [Return]
3. Sono nomi di grandi giocatori del passato a cui si deve l'evoluzione stessa del gioco degli scacchi. [Return]
4. Altro geniale scacchista americano che nell'ottocento sconfisse uno dopo l'altro tutti i grandi dell'epoca ad eccezione dell'inglese Staunton che rifiutò sempre di incontrarsi con lui e che fu il motivo dell'abbandono del gioco da parte di Morphy. Per il suo gioco geniale ed estroso lo stesso Fischer è stato più volte paragonato a lui... [Return]
5. L'inglese Staunton oltre che per l'inspiegabile rifiuto ad incontrare l'americano Morphy è anche ricordato per aver creato la forma standard dei pezzi di scacchi che è oggi usata in tutto il mondo ed è soprattutto quella regolamentare per tornei di tutti i livelli ed in uso presso tutti i circoli scacchistici, infatti i pezzi detti Staunton sono i più facilmente riconoscibili e sono l'ideale per l'uso in torneo dove non è concepibile nessuna perdita di concentrazione. [Return]
6. È uno scherzoso riferimento alle famose bizze di Fischer che più volte rischiarono di far andare a monte l'incontro per il titolo mondiale che poi vinse con insuperata abilità. [Return]
7. Ci si riferisce alla scacchiera che fu usata a Reykjavik (Islanda) dove l'incontro ebbe luogo e che fu pretesa da Fischer dopo alcune sostituzioni di altre scacchiere che a dire del campione americano influivano negativamente sulla concentrazione. In effetti se si considera che in un torneo mondiale sono occorrenti ore ed ore di concentrazione spese a fissare la scacchiera ben si comprende come la pretesa di Fischer fosse tutt'altro che bizzarra, i colori delle case della scacchiera alla fine scelta erano molto riposanti e in definitiva il risultato finale diede ragione al bizzoso campione americano. [Return]
8. Purtroppo l'atteggiamento bizzoso rese Fischer inviso al grande pubblico che non seppe vedere in lui il giocatore creativo ed estroso, il genio della scacchiera, ma solo il piantagrane perennemente agitato e gli preferì il più compassato, tranquillo ma grigio Spasskji, la vittoria di Fischer fu attribuita più al nervosismo che aveva creato nell'avversario che ad una reale abilità di gioco, ma oggi a circa trent'anni di distanza quelle partite sono oggetto di studio per le brillanti intuizioni dell'americano e sono concordemente considerate le più belle e geniali del secolo, ricche di ardite svolte teoriche e di eleganza costruttrice, Spasskji invece diede ancora modesti segni di vita nel mondiale e poi finì nel dimenticatoio surclassato dal connazionale Karpov, molto affine a Fischer ma che non ha mai raggiunto la sua brillante creatività. [Return]
9. Indubbiamente fu anche grazie alle molte bizze di Fischer che il gioco degli scacchi ebbe un rilancio inaspettato... I circoli di scacchi non furono mai così pieni, le partite si seguivano sulle scacchiere murali, le iscrizioni ai circoli, le vendite di testi e scacchiere raggiunsero livelli impressionanti... il tifo fu a livello calcistico, ero giovane allora ma ricordo perfettamente quel periodo e si deve a Fischer se il gioco uscì dalle sale austere dei circoli per entrare in tutte le case come fatto di cronaca e argomento di discussione... [Return]
10. Il riferimento è alla scacchiera di Gav e Talhed su cui ho costruito il racconto Il Re in Nero. la storia di Gav e Talhed fu il modo con cui Firdusi mitizzo l'invenzione del gioco degli scacchi. [Return]
11. E così feci entrare anche il mitico Firdusi nella narrazione. Il ciclo ricordo che piacque molto ai lettori di Due Alfieri, però la rivista cominciava ad avvalersi di firme prestigiose, Toth, Cosulich, Mariotti... insomma non c'era più spazio per i miei racconti, poco importava che non venissero retribuiti, ora Due Alfieri era cresciuta e preferiva recuperare le due paginette dei miei racconti gratuiti per articoli di altri (che pagava...), non nascondo che ci rimasi male e per anni non scrissi più, già da tempo la mia rubrica saltava anche molti numeri nonostante che vi fosse sempre materiale a disposizione, poi dopo che la quinta puntata di questo ciclo fu sconciata, massacrata, ridotta ad una pagina scarsa della rivista e considerata ultima del ciclo io imposi che i racconti inviati non fossero più pubblicati data la sorte di quella puntata che fu resa illegibile a causa dei tagli... pubblicare gratis passi ma vedersi tagliare in modo idiota un racconto mi piacque assai poco... Quando ritroverò la quinta puntata la riverserò qui e con l'occasione scriverò una sesta e conclusiva che avevo già in mente da allora e che darà al ciclo una degna conclusione. [Return]

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che ha realizzato i midi più carichi di atmosfera che abbia mai trovato sul net.
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