Non è facile fare un regalo ad una nipotina, soprattutto quando questa oltre che viziatella è anche la propria figlioccia di battesimo, non ci si può limitare ad un giocattoletto e cavarsela con poco, soprattutto quando la madre si mette in testa che chissà per quale motivo io in quanto padrino devo dissanguarmi la tredicesima per cose che poi verranno appena degnate di uno sguardo e dimenticate dopo una brevissima euforia iniziale.
Il padre, ingegnere nucleare, si recava spesso all'estero per convegni e simposi e di preferenza si recava negli Stati Uniti, da qui cominciò a riportare indietro per la figlia le tristemente note Barbie, che ovviamente negli Usa costano due soldi ma che in Italia vengono vendute a peso d'oro assieme agli altri assurdi accrocchi tipo la casa di barbie, la piscina di barbie, la villa al mare di barbie, il lupanare di barbie... uhm forse quello non l'hanno mai realizzato... insomma ciarpame realizzato in cartone smaltato e plasticaccia che viene venduto a prezzi di alta oreficeria... la cosa comica è che quel pattume viene venduto e pagato senza che i malcapitati obiettino alcunché mentre vengono depredati delle sudatissime tredicesime solo perché le loro figlie o nipoti possano poi dire in classe alle coetanee "Io ci ho la villa al mare di barbie e tu no!"...
Del resto i bambini sono totalmente coattati dalle mode, mentre gli adulti tentano la strada dell'individualismo, i bambini sono incapaci di resistere al conformismo, ciò che ha uno deve avere anche l'altro, altrimenti si viene additati come paria.
Se è di moda un pupazzo fatto con una determinata foggia ognuno deve averlo anche se in fondo in fondo gli fa schifo, solo per poter dire "ce l'ho anche io!".
Quando ero giovane andava di moda il meccano, era il nostro sogno segreto e guardavamo con invidia i pochi fortunati che lo possedevano, costava tanto, forse troppo, ma noi ci limitavamo a desiderare, si chiedeva una volta, forse due ma non si insisteva, non come i viziatissimi mocciosi di oggi che frignano e scassano i cosiddetti fino a che hanno ottenuto ciò che desiderano.
Il meccano era un giocattolo intelligente, richiedeva destrezza manuale, fantasia, stimolava la mente in formazione, un pò come il lego comparso poco dopo e subito desiderato e sognato con pari intensità.
Il meccano bene o male essendo di metallo tendeva ad arruginirsi e insomma ci si poteva far male con esso, il lego invece era decisamente più innocuo, atossico, colorato e facilissimo da usare, tant'è vero che prospera tutt'oggi.
Ma i giovani di oggi? I loro sogni sono pieni solo di stupidaggini sapientemente inculcate dai mass media, fu la volta degli orribili transformer, poi degli stupidissimi He-Man e così via.
Ricordo ad esempio mio nipote che si vantava di avere più He-Man dei suoi compagni di classe tanto che per pernderlo in giro gli chiesi una volta con molta serietà.
«Ma tu lo hai Kulon?»
I suoi occhi si accesero di raccapricciante cupidigia e con voce strozzata mi chiese come fosse fatto, forse pensando di averlo già e che io, nella mia ignoranza di adulto, non conoscendone il vero nome lo chiamassi in modo sbagliato..
«Beh ha un bullone su l'ombelico, lo sviti e gli casca il sedere per terra...»
No, non lo aveva ed il solo pensiero di esser privo del misterioso Kulon toglieva ogni valore alla nutrita collezione.
Ovviamente solo un mentecatto potrebbe vedere in un pupazzo a cui casca il sedere per terra svitando un bullone un supereroe e dubito che vi siano fabbricanti di queste schifezze capaci di mettere in commercio qualcosa del genere (ovviamente se ciò avvenisse l'idea è mia e voglio la percentuale sulle vendite!).
Il risultato fu che il bamboccio iniziò a scassare l'anima alla madre, al padre ed ai nonni, doveva ad ogni costo farsi regalare Kulon altrimenti era la fine per lui.
Mia sorella tentò di fargli capire che me l'ero inventato io.
«Ma guarda che zio ti sta prendendo in giro, non esiste Kulon! - e rivolta a me - Robe' sei proprio cretino adesso scasserà l'anima per giorni co' sto' Kulon!»
Di fronte al diniego di tutti mio nipote si convinse ancor più dell'esistenza di Kulon e che i grandi lo volessero sadicamente privare del più prezioso tra tutti i supereroi! Tentò addirittura una patetica affermazione mentendo spudoratamente.
«Kulon esiste! Lo ha pure un mio compagno di classe, perché io non posso averlo?»
Pensava in tal modo di dribblare le menzogne dei grandi mostrandosi informatissimo al riguardo e dando apertamente dei bugiardi a genitori e nonni, solo io ero l'unico sincero perché ingenuamente avevo menzionato l'esistenza del super eroe proibito.
Improvvisamente i vari He-Men, Skeleton e compagnia brutta erano banali e inutili, dato che tutti li avevano, solo il proibito Kulon era divenuto l'oggetto di uno spasmodico desiderio.
Si rifiutò di mangiare per ricattare gli insensibili genitori e a quanto mi risulta scassò la quaglia per quasi un mese mai rassegnandosi alla ria sorte.
Mi risulta anche che assieme alla madre chiese a vari negozianti ed invece di convincersi credette ad un'infernale macchinazione attuata al solo scopo di privarlo del mitico ed inafferrabile Kulon...
Per le fanciulle invece la Barbie con i suoi amici, corredi e oggetti vari era lo status symbol assoluto, ovviamente quanto più i materiali erano scadenti tanto più i prezzi andavano alle stelle dato che ai ragazzini non frega niente del prezzo che poi gli adulti devono pagare, purché la loro richiesta non venga ignorata.
Ogni volta che si avvicinava Natale ero preso dall'ansia ben sapendo che su consiglio della madre la mia nipotina avrebbe chiesto in regalo qualche altra stranezza.
Comunque sia dopo l'allucinante esperienza con l'attaccapanni dalla testa d'orso cominciai a scaltrirmi, non ritenendo affatto giusto dissanguarmi per regali inutili rinunciando a cose sognate da tempo.
L'anno successivo infatti come si avvicinarono le feste di Natale mia cugina buttò là che la piccola desiderava tanto la Villa al Mare di Barbie, perché l'aveva una sua compagna di scuola e lei non poteva essere da meno.
Obiettai che poteva benissimo farne a meno proprio per non uniformarsi ed essere quindi originale fregandosene di barbie, ken e compagnia bella e scegliere invece qualcosa di più intelligente.
So benissimo di non avere due teste eppure mia cugina mi guardò incredula come se le avessi.
«Ma non può sfigurare davanti alle compagne, sai che frequenta un collegio di lusso e quindi deve...»
Capii l'antifona solo che non mi era chiaro perché io dovevo essere il capro espiatorio e cercai di farmelo dire.
«Dato che il padre è stato in Usa due settimane fa perché non l'ha comprata lui 'sta benedetta villa al mare? Lì costano pure di meno.»
«Avrebbe dovuto pagarci la dogana!»
«Sempre un bel risparmio visto quanto 'sta roba costa in Italia!»
Insomma dovevo farle la Villa al Mare di Barbie, la piccola si aspettava da me questo regalo dato che la madre le aveva già promesso in precedenza, senza consultarmi ovviamente, che gliela avrei regalata io.
Quel sabato andai in un grosso negozio di giocattoli in via XX Settembre e mi informai.
Era sulle 150.000, sempre meno dell'orso attaccapanni dell'anno prima ma troppo visto che quell'anno avevo avuto parecchie spese extra e contavo di rinsanguarmi con la tredicesima. Insomma non potevo spendere quella cifra e non avevo intenzione di farlo, non sono un tirchio, adoro ed adoravo la mia nipotina, ma proprio non potevo, oltre tutto la cosiddetta villa era una vera schifezza che non giustificava il prezzo rapinoso. Ma qualcosa dovevo pur prendere e doveva essere egualmente qualcosa che potesse far perdonare la mia insensibilità.
Mi immaginavo la piccola additata in classe come reietta, come paria solo perché non possedeva la villa al mare di barbie, pur tuttavia non capitolai e mi guardai intorno cercando qualcosa di più intelligente e che valesse il suo prezzo, ma che soprattutto fosse più adatta alle mie modeste disponibilità.
Bingo! Su un ripiano vedo uno scatolone enorme con i pezzi occorrenti per costruire un castello della Lego, con pupazzetti, catapulte, stendardi e tutto il resto, lo trovo affascinante e soprattutto più accessibile, solo 72.000 lire insomma meno della metà ma indubbiamente più appariscente e divertente di un pò di plasticaccia dal prezzo assurdo.
So bene di aver scelto io e di aver risparmiato, dovrei sentirmi in colpa per questo ma in realtà non me ne frega niente, so di aver fatto un bel regalo, ai miei tempi se avessi ricevuto qualcosa del genere avrei ululato di gioia, quindi non "o si accontenta del castello o non becca regalo" ma "guarda che ti porta zio, un regalo intelligente!"
Il sabato successivo pregustando la faccia di mia cugina mi presento da lei col pacco infiocchettato, lei dapprima è contenta poi lo scarta ed ammutolisce.
«Ma ti avevo detto!»
«Mi spiace ma il regalo è questo, la villa al mare faceva schifo ed io non spendo uno sproposito per quella roba, questo è meglio ed anche più decorativo».
La bimba dapprima manifesta il suo dissenso poi miracolosamente lo trova di suo gusto, dentro di me tiro un sospiro di sollievo, per una volta tanto ho scelto io, ho risparmiato e pare anche che il dono una volta tanto sia veramente gradito.
Poi la mia esultanza viene freddata da una semplice innocente domanda.
«Me lo costruisci zio?»
Tento di salvarmi in corner «Te lo costruisce papà lui è ingegnere!»
«Ma lui è ingegnere nucleare non costruisce i castelli!»
Mia cugina mi osserva ridacchiando come per dire "hai voluto la bicicletta? Pedala" poi aggiunge «:Certo che te lo costruisce, l'ha scelto zio ed è felice di costruirlo per te!»
Ho il vago sospetto di essermi fregato con le mie stesse mani, tento penose scuse.
«Ma ci vuole tempo, sono già le undici, devo tornare a casa per pranzo, non potrei mai farcela in un paio d'ore.»
«Non ti preoccupare per il pranzo, mangi qui così hai tutto il pomeriggio per finirlo, stai un pò assieme alla figlioccia e ti diverti pure.»
Da un lato non mi sembra una vera catastrofe, l'idea di costruire il castello in fondo mi diverte moltissimo, da bambino ho sempre sognato i mattoncini lego ma non li ho mai avuti in dono così annuisco e poso la grossa scatola su un tavolino nella camera della bambina per dare il via alla costruzione, apro la scatola e mi trovo davanti una allucinante miriade di pezzi di tutte le forme possibili ed immaginabili, il piano di costruzione sembra la blue print per la costruzione di una centrale nucleare, non so dove mettere le mani e non intendo perdere la faccia dato che l'idea del castello è stata mia.
Cerco di organizzarmi, pupazzetti, baliste, catapulte, stendardi dentro la scatola, li piazzerò a lavoro ultimato, gli elementi della merlatura da un'altra parte, se prima non faccio le mura la merlatura non mi occorre, insomma cerco di procedere in modo logico, in realtà sto temporeggiando penosamente non sapendo dove mettere le mani.
La bimba inoltre non si accontenterebbe di un castello qualsiasi, vuole che lo realizzo come è nella foto sulla scatola, non posso imbrogliare, è piccola ma non è stupida, oltre tutto vuole controllare passo passo il lavoro ed un paio di volte mi fa notare che sto piazzando delle finestre in punti sbagliati, devo realizzare il castello della foto e senza sgarrare.
Dopo quasi due ore ho capito come fare il tracciato delle mura e quindi posso procedere più speditamente.
La pausa per il pranzo giunge provvidenziale, ho proprio bisogno di una pausa ma soprattutto di fumarmi un paio di sigarette, cosa vietatissima in camera della bimba nonostante il mio spasmodico bisogno.
So di essere a buon punto, con un altro paio di ore dovrei portarlo a termine, quindi programmo un passaggio in libreria per scegliermi qualcosa di bello col denaro risparmiato grazie al castello.
Terminato il pranzo riprendo la costruzione, alcuni punti mi risultano di difficile soluzione dato che non trovo i pezzi necessari poi mi accorgo che la piccola sta trafficando da un pò con alcuni pezzi forse annoiata dalla lentezza con cui procedo e che questi pezzi guarda caso sono proprio quelli che stavo cercando affannosamente.
Riesco a farmeli dare e lei si lamenta che io ci metto troppo.
«Papà è più bravo se lo faceva lui adesso era già finito!"
Vorrei obiettare che poteva farselo costruire dal padre invece di infliggere a me questa punizione ma lascio correre, non ne vale la pena, mi consolo pensando a quanto ho risparmiato ed ai libri che posso regalarmi per natale.
Finalmente due delle quattro mura sono ultimate, compresa la parte chiusa con le finestre a sbarre - la segreta - e qui lei guardando le foto sulla scatola obietta che non c'è il prigioniero.
Prigioniero? Guardo la scatola ed effettivamente c'è un prigioniero nella segreta, si intravede tra le sbarre, però non è minimamente menzionato nel piano di costruzione!
«Il prigioniero è stato graziato, ha chiesto perdono ed il re lo ha fatto liberare!»
La scusa è penosa e lei non abbocca.
«Il castello è mio ed io non lo perdono, mettilo in prigione zio.»
Facile a dirsi un pò meno a farsi per aprire la segreta devo smantellare quasi tutta la parte centrale, lo schiaffo dentro e mi accingo a ricostruire ma lei scuote la testa.
«Non è quello, è quello col vestito rosso, questo va sulle mura!»
Devo rismantellare di nuovo? Tento con una scusa.
«Ha cambiato vestito, l'altro era sporco e l'ha mandato in lavanderia!»
Ride. «Ma dai!» e mi porge quello che devo mettere nella segreta.
Insomma non c'è via di scampo, asporto il settore che avevo già ricostruito e sostituisco il prigioniero, ma prima di chiudere mi informo se è soddisfatta.
«Guarda se ti sta bene adesso perché poi così resta!»
«Più vicino alla finestra, sì così, mettilo che guarda fuori non di lato.»
Dentro di me la immagino un domani come regista di film, di sicuro sarebbe da incubo lavorare con una perfezionista come lei!
Insomma risolto il problema del prigioniero il lavoro procede speditamente, la parte della merlatura è una noia, complicata anche dalla bimba che conta con cura i merli per vedere se corrispondono a quelli sulla foto.
«Ma anche se ce ne è uno in più o uno in meno che cambia? È lo stesso un castello no?»
«Ma non sarebbe uguale alla foto ed io lo voglio uguale»
Mia cugina si affaccia di tanto in tanto per vedere come procede ed impietosamente rincara la dose.
«Mamma mia quanto ci metti!»
«Vero mamma che papà è più bravo?»
Sono tentato di mollar tutto lì e dire «Certo che è più bravo infatti te lo finisce lui!»
So di non poterlo fare, l'idea del castello è mia ed ora devo portarlo a termine.
Sento la madre che tranquillizza la figlia.
«Vedrai anche se meno bravo di papà zio lo porta a termine, abbi solo un pò di pazienza tesoro.»
Mentalmente comincio a pensare ad altro escludo il dialogo tra madre e figlia e così facendo porto a termine la merlatura, resta solo la copertura di alcune aree e poi la disposizione di pupazzi, stendardi, catapulte e compagnia bella concluderà il lavoro, insomma ne ho ancora per una mezz'oretta.
«Quasi finito, manca poco, anzi se andate di là ci metto anche meno.»
Finalmente un pò di pace, senza i controlli minuziosi della piccola procedo anche meglio e subito mi accorgo che ci sono alcuni pezzi in più, guardo e riguardo il castello, la foto, i piani di costruzione, non capisco dove accidenti ho sbagliato, oltre tutto sono pezzi di foggia un pò particolare e non posso piazzarli a vanvera.
Di sicuro se la piccola era in camera sarebbe stata capace di farmelo ricostruire da capo per eliminare l'errore, poi penso che i pezzi in più sono solo un extra per compensare eventuali smarrimenti, è una cosa normale con scatole di montaggio di queste faraoniche dimensioni! È altrettanto ovvio che non posso spiegarlo alla bimba, ho provato troppe volte ad infinocchiarla soprattutto col prigioniero e di sicuro penserebbe che voglio raggirarla, quindi il modo più semplice è... far sparire i pezzi in più!
Sento che è in cucina con la madre quindi prendo i pezzi extra e me li metto in tasca, poi riprendo con le rifiniture, perdo un pò di tempo col ponte levatoio e con l'esatta posizione dei soldati sugli spalti, apriti cielo se non sono come nella fotografia!
Mia cugina si affaccia e mi chiede quanto manca.
«Poco, 5 o 10 minuti, non di più»
«Lo vuoi un the?»
«Volentieri così subito dopo mi avvio che sono quasi le 5!»
Piazzo gli stendardi e poi mi accorgo che li ho orientati dal lato sbagliato.
Potrei dirle che è cambiato il vento e si sono girati ma trattandosi di cosa da poco la sistemo in 2 minuti. Finalmente è finito ed è venuto una meraviglia, lo contemplo con un pò di orgoglio, le istruzioni facevano pena e oltretutto non è facile fare qualcosa con chi ti osserva passo passo pensando che la vuoi fregare.
Chiamo la bimba e le mostro il lavoro ultimato, le piace molto.
«Davvero bello, grazie!»
Si affaccia mia cugina, sorride e poi mi chiama «Beh ora vieni a prendere il the dai!»
Tutto sommato è andata meglio del temuto, sono riuscito a costruirlo identico alla foto, ho risparmiato, il dono è stato gradito, oltre tutto con due fermate d'auto sono in libreria ed ho ancora un paio di ore per girare e scegliermi qualcosa di bello prima della chiusura dei negozi.
Mi bevo il the con aria paciosa e all'improvviso un fracasso dalla stanza della piccola mi fa sobbalzare, il rumore è inconfondibile, il castello è sicuramente finito in terra e si è disintegrato!
Subito arriva trafelata.
«Vieni presto zio si è rotto!»
«E come ha fatto a rompersi???»
«Lo volevo mettere sul mobile, l'ho sollevato...»
«Ma non potevi aspettare che finissi il the? Lo mettevo io dove preferivi!»
«Beh ma tanto ormai sai come si fa, vero che me lo metti a posto?»
Per una volta tanto mia cugina mostra un pò di compassione, sa quello che ho faticato per costruirlo e capisce che sono un pò seccato quindi cerca di fare una battuta.
«Beh se vuoi non ci sono problemi, c'è un divano letto molto comodo in soggiorno, puoi pernottare qui e far contenta la piccola.»
La bimba è raggiante.
«Sì! Dai zio resta a dormire così me lo aggiusti.»
Comincio ad intravedere un'interminabile serie di costruzioni e distruzioni e francamente non ci sto, cosė butto là con fare noncurante...
«E perché no? Scendo solo a prendere le sigarette che le ho finite e torno.»
Mia cugina sa benissimo che sto mentendo spudoratamente, quando ho fumato dopo pranzo ha visto che aprivo un pacchetto nuovo e di sigarette ne ho fumate solo due prima di riprendere la costruzione del castello ma non ha la faccia tosta di insistere.
«Certo tesoro, zio compra le sigarette e torna.»
Saluto e fuggo senza rimorsi, non mi piace imbrogliare la piccola ma non ho intenzione di passare l'intero weekend a costruire il castello, così metto a tacere la coscienza e monto sull'autobus diretto alla libreria, è natale anche per me e questa volta posso regalarmi qualcosa di bello.
Scritto il 22 giugno 2000 è un altro dei miei festosi ricordi natalizi e forse uno dei più divertenti...
Scritto nello stile acido e maligno di Natale con i tuoi costituisce con quello e con Tantum Ergo un vero miniciclo che si discosta nettamente dal mio genere abituale.
Incidentalmente il castello non fu mai più ricostruito, un paio di anni dopo casualmente nel puff che conteneva i giocattoli che la piccola non usava più vidi i mattoncini lego ed i pupazzetti, della scatola nemmeno l'ombra...
Per quanto riguarda la mia deliziosa nipotina... beh ormai va alla Luiss, è cresciuta, ma è sempre deliziosa ed adorabile come quando era piccina.
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