Monte Pilastro era di fronte a lei. Immobile ed immenso, altissimo a perdita d'occhio, Lucy lo osservava con desiderio, sin da quando aveva le ali aveva sognato di volare oltre la cima, là dove solo gli aironi osavano spingersi.
Agitò al vento leggero le ali trasparenti come trina, grandi ali di libellula, trasparenti e fragili come ragnatela di raggi di stelle, sospirò, troppo fragili per superare la vetta di Monte Pilastro, troppo fragili per un volo assurdo ed impossibile come un sogno, ma era il sogno che l'accompagnava sin da piccina ed ora era lì accovacciata su una rupe che si sporgeva su un dirupo così profondo da non poter scorgere la vallata.
Ore ed ore di volo, per giungere fino lì ma se alzava gli occhi si rendeva conto che tutto il suo sforzo era stato poca cosa di fronte alla sterminata immensità di pietra che la sovrastava.
Lasciò ricadere le ali e levò una timida preghiera al Signore dei Venti perché desse forza alle sue fragili ali, perché la sorreggesse con la sua carezza di fresca rugiada nell'interminabile ascensione...
Monte Pilastro era lì, immobile da eoni di tempo incalcolabile, sulla sua sommità solo gli aironi di Celalta potevano sfidare il vento e depositare le loro uova, ma le loro ali erano immense e robuste, le loro muscolature erano possenti, cavalcavano il vento con irridente facilità risalivano i versanti della montagna in metà del tempo che Lucy aveva impiegato per giungere fino alla rupe dove ora era accovacciata stremata dalla fatica...
Le sue ali leggere e fragili erano stanche ma il desiderio di vincere, di sconfiggere l'impossibile le faceva tendere i muscoli del dorso nello sforzo di riprendere la sua sfida al monte più alto di tutta Celalta...
Era ancora mattino e la luce bianca ed abbagliante del sole inondava il fianco della montagna rendendo i dirupi color corallo e giada, la giovane alata guardò giù verso l'abisso poi levò le braccia in alto stringendo i pugni con rabbia, era un sogno impossibile il suo e lo sapeva, nessuno della sua gente aveva mai sconfitto il monte, le loro ali non erano fatte per altezze così grandi, erano ali per volare sulle vallate, per danzare nei cieli sopra le colline, per giocare sopra le onde del mare a gara con i gabbiani, ali di sogno per volare sotto le stelle... non per sconfiggere il Dio di Pietra...
Reclinò la testa verso l'alto guardando la cima che si perdeva nel cielo ed ancora una volta le sue labbra si schiusero in una sommessa preghiera al Dio del Vento...
Un sogno impossibile... e quante volte negli anni trascorsi era restata sveglia per ore a sognare l'impossibile, notti passate con gli occhi sbarrati nel buio a chiedersi se un giorno avrebbe mai compiuto l'impresa... volare più in alto di tutti, posare i piedi sulla sommità del monte che dominava da sempre l'orizzonte del suo piccolo e pacifico villaggio, dominare da lì il suo mondo e vederlo schiudersi davanti ai suoi occhi di smeraldo come una carta geografica... un sogno che aveva accompagnato la sua giovinezza e che ora avrebbe potuto realizzarsi se solo avesse avuto la forza di volare fino in cima...
«Signore dei Venti, sostieni le mie ali con la tua mano leggera, dammi la forza ed il coraggio di salire fino in cima, gli aironi non hanno bisogno del tuo aiuto, le loro ali sono grandi e robuste ma le mie sono fragili come l'aria, sostienile tu con una carezza di vento...»
Si rivolgeva al Signore dei Venti come ad un vecchio amico, a quell'amico a cui sempre si rivolgeva sin da piccina come il suo popolo le aveva insegnato a fare, non era certa che il dio dell'aria avesse tempo da dedicare ad una piccola creatura come lei ma aveva fiducia in lui e avrebbe fatto l'impossibile per dimostrare di essere degna del suo aiuto...
Dischiuse nuovamente la trina delle sue ali opalescenti e si lanciò in volo, la breve sosta le aveva consentito di riprender fiato e di riposarsi ma ora non avrebbe più potuto riposarsi, sopra di lei incombeva Monte Pilastro e sotto di lei le vette delle altre montagne, altissime ma minuscole di fronte alla montagna divina.
O riusciva nell'impresa o tornava sconfitta, se pure avesse avuto ancora la forza di volare per tornare indietro, si vedeva precipitare stroncata dalla fatica, schiantarsi con le ali spezzate su un crinale di quello stesso monte che osava sfidare, rabbrividì al pensiero, rabbrividì anche perché più saliva e più l'aria diventava fredda intorpidendo i suoi muscoli e rendendo sempre più difficoltoso controllare le sue belle ali trasparenti.
Strinse i denti e volò per ore sempre salendo, senza guardare in alto per non sentirsi sconfitta dalla distanza incolmabile che la separava dalla cima...
Un airone le passò di fianco e la scrutò con curiosa gravità poi tese una delle sue grandi e soffici ali e le consentì di adagiarvisi, di riposarsi per alcuni istanti.
Gli aironi non erano malvagi, vivevano in un loro mondo, ad altezze inconcepibili ma non provavano ostilità per gli altri alati.
Pur tuttavia il gesto era gentile, quasi affettuoso e la giovane era grata per quel piccolo aiuto insperato che le consentiva di riprender fiato per qualche istante...
«Signore dei Venti tutti gli alati sono tue creature e quest'airone è la tua mano che mi sostiene...»
L'airone la guardò di nuovo con gravità e lei dischiuse di nuovo le ali e lasciò il sostegno dopo aver sorriso alla creatura gentile che riprese il suo volo sparendo presto alla vista...
L'aria ora era fredda, molto fredda, faceva sempre più fatica a salire ed ancora non osava guardare in alto aveva paura di scorgere la cima ancora troppo lontana e lei non aveva quasi più la forza di battere le ali fragili ed intirizzite.
L'aiuto dell'airone le aveva consentito di riposarsi e per alcune ore continuò a salire stringendo i denti e tremando per il freddo sempre più intenso, poi nel suo cuore cominciò a farsi strada il timore che la montagna non avesse fine e che lei era comunque sconfitta, allora sollevò la testa con disperazione per vedere di quanto avesse mancato la realizzazione del suo sogno e fissò gli occhi negli occhi di un pulcino di airone, un nido...
Sapeva che i nidi erano solo sulla cima del monte e lei vedeva un nido...
Guardò verso l'alto e vide solo aria... la cima era lì davanti a lei... si accasciò sulla roccia annientata dalla fatica, tremante di freddo, con le ali così ghiacciate da non poterle neppure piegare...
Il pulcino squittì un suono flebile ma penetrante, petulante, insistente e dopo pochi istanti un'ombra calò su di lei...
Ebbe paura, per un istante, poi un'ala immensa, piumata e calda la coprì e lei si abbandonò al sonno sussurrando con voce sempre più fioca «La mano del Dio dei Venti mi protegge dal freddo...»
Si ridestò dopo molte ore di sonno, non aveva più freddo, aveva dormito per tutto il resto del giorno e per l'intera notte e per tutto il tempo l'airone le aveva tenuto l'ala sul corpo per proteggerla dal freddo... Pensò a quanto aveva detto il giorno prima, che gli aironi non avevano bisogno del dio perché erano forti a sufficienza per sfidare il vento e comprese in un lampo che gli aironi erano le mani di dio e quelle mani alle quali si era affidata l'avevano protetta perché riuscisse a realizzare il suo sogno...
L'airone la guardava con gravità e in quello sguardo lei lesse stima e orgoglio, sì l'airone era orgoglioso di lei come può esserlo un dio di una creatura che sfida l'impossibile per giungere a lui...
Si levò in piedi e guardò il mondo sotto di lei... era una visione talmente bella da farla sentire in comunione con l'intero universo, respirò l'aria tiepida con gratitudine, gratitudine di esser viva e di esser parte di quel mondo che amava, dei suoi cieli e della stessa montagna sconfitta su cui, prima della sua razza, poggiava i piedi... ora discendere sarebbe stato molto più facile le sarebbe bastato planare verso il basso, dando solo rari colpi d'ala per tenere la giusta direzione, non era più stanca ed il lungo riposo le aveva restituito le energie di cui aveva bisogno...
Si chinò verso il pulcino che aveva chiamato l'airone per lei e gli fece una carezza leggera ed affettuosa poi dopo aver sorriso all'airone, che forse era lo stesso che l'aveva aiutata nel volo, anche se non poteva esserne certa... dischiuse le ali e si lanciò verso la sua vallata, lontana ed indistinguibile, dove il suo grande sogno era un giorno incominciato...
Questo racconto scritto nella notte del 6 gennaio 1997 è stato per lungo tempo uno dei racconti più letti fra tutti quelli presenti nel web, attualmente è Natale con i tuoi che detiene questo bizzarro primato. |